Legittima difesa, appunto

 

Il parlamento dello Stato si accinge a votare il testo sulla legittima difesa, in discussione fra i vari schieramenti politici – che si rincorrono nel chi “sparare prima”- in nome della sicurezza e soprattutto della proprietà. Già da tempo, per ogni rapina finita male, con la morte del commerciante o quando lo stesso commerciante spara uccidendo il rapinatore o  se in casa entra un estraneo – tanto più se migrante, magari sporco e sicuramente cattivo – si alza il coro per garantire la possibilità di sparare, per legge.

La vulgata imperante ha un fine specifico: alla proprietà si deve rispetto e difenderla ad ogni costo è legittimo. Il perno centrale è sempre e comunque il bene materiale, soprattutto l’opulenza. All’uomo rimane difenderla o prendersela, costi quel che costi. I numeri del problema sono irrisori, si parla di qualche gioielliere ucciso e di diversi malviventi ammazzati dalla controparte, che ne vorrebbe ammazzare sempre di più, ma i numeri non incidono nelle discussioni parlamentari.

 In Italia, infatti, per rimanere ai numeri, muoiono ammazzati dal lavoro 4 persone al giorno, parecchi di questi muoiono perché il profitto non può elargire la sicurezza prevista per i lavoratori, perché costosa e perché occuperebbe del tempo prezioso durante la giornata lavorativa, che serve alla proprietà e alla sua sussistenza. Periodicamente assistiamo a pestaggi ed uccisioni da parte delle forze dell’ordine, alcune rese ufficiali dalle stesse istituzioni, ma ovviamente non esiste nessuna legge che impedisce allo Stato di non esagerare con la sua divisa, la sua tortura e con la sua forza. Sempre per rimanere ai numeri, in carcere nell’ultimo anno si sono suicidati 45 detenuti, tantissimi muoiono per le cure carenti e per il vivere come bestie in strutture sempre più inidonee e fatiscenti. Numeri che non importano nessuno, i detenuti non sono una proprietà da difendere e tutelare, sono la società del sottosuolo, i fuorilegge indifesi e, soprattutto, indifendibili. Sempre più famiglie non hanno una casa e un reddito per una vita decente, sono rapinate della loro esistenza e sono numeri sempre più consistenti che rappresentano la società su due binari: quella infarcita di superfluo e quella che non ha il necessario, il profitto e la miseria, dove si interpone la logica della loro legittima difesa.

 Quasi quotidianamente assistiamo allo scontro tra lo Stato sempre più violento e una parte della società che usa la piazza per difendere i propri diritti, alcuni sanciti, come una caricatura, da leggi specifiche e dalle Carte stesse dello Stato. Leggi che riguardano la salute, il lavoro o la pace, mentre la salute la perdi nei territori sempre più martoriati dallo sfruttamento capitalista e devi pagare per curarti; il lavoro è quasi un’utopia e da schiavo e la pace è ridicolizzata da basi militari, eserciti e guerre ovunque, in nome dello Stato, con corollario di pestaggi, denunce e galera verso chi lotta e si sente oltraggiato da questa barbarie, non ha ancora la forza per difendersi, appunto, nè tantomeno, ovviamente, intravede una  legge che lo faccia.

 Lo stesso Stato che ha iniziato i rastrellamenti per strada, dei miserabili, dei poveri e dei migranti perché per legge (https://moras.noblogs.org/post/2017/05/04/dossier-decreto-minniti/) oltraggiano il vivere decoroso della società e sporcano il luccichio dell’opulente proprietà. Con la nascita delle nuove società, con le città sempre più interessate ai processi di gentrificazione, i marginali, i poveri, gli “abusivi”, sono la nuova pericolosità della vita civile, contro cui bisogna intervenire e da cui bisogna difendersi. Sono in troppi, ormai, che chiedono l’elemosina, che imbrattano i muri con la loro rabbia, che rubano il pane per sopravvivere: se non basta la legge per reprimerli, si useranno le pistole per difendersi

Il mio nemico, la vita sacra e la paura

Loro dicono che la proprietà è sacra e vale più della vita, dicono anche che già l’atto di violare questa sacralità legittima a togliere la vita.

Loro dicono che circolano impunite orde di mostri, dicono anche che vengono da lontano e non sanno cosa è la civiltà.

Loro dicono che viviamo in un paese che aborre la pena di morte, dicono anche che si può far morire qualcuno in nome del lavoro, della pace e della sicurezza.

Io ho capito questo: se sei un malato terminale che tira avanti tra dolore e umiliazione non puoi decidere di smettere di vivere. Questa vita è sacra.

Se sei uno schiavo e magari pure straniero puoi morire di lavoro. Questa vita non è sacra.

Se sei rinchiuso in una galera, cie, opg e muori di botte, incuria o contenzione, forse te la sei cercata soprattutto se sei debole di costituzione. Questa vita non è sacra

Se sei un soldato e sganci bombe in paesi da saccheggiare o ti eserciti al gioco della guerra diffondendo veleno, non devi morire. Questa vita è sacra.

Se sei quello a cui stanno saccheggiando la terra e stai sotto le bombe o sei quello che si prende il veleno ne vale la pena. Questa vita non è sacra.

Se sei un operaio che fabbrica bombe che il soldato di cui sopra sgancerà, avrai uno stipendio che nutre i tuoi figli. Questa vita è sacra

 Se sei il rapinatore che entra in banca, casa, esercizio commerciale devi morire. Questa vita non è sacra

Se sei la banca, la casa o l’esercizio commerciale stai tranquillo oltre che sacro sei salvo.

Se sei uno di quelli che si ostinano a voler sovvertire un mondo in cui il capitale decide tutto, ti entrerà in casa qualcuno che serve chi impone paure e legittimità  portando via le tue cose, te o la tua vita  ma tu non sarai legittimato a difenderti. Questa vita non è sacra

IO vorrei conservarmi la libertà di decidere chi è il mio nemico e cosa mi fa paura.