Non è un paese per giovani

A Bologna è stato condannato un giovane ventenne, Luca, a due anni e mezzo di carcere, per gli scontri durante la manifestazione contro il caro mensa. Questa è la conclusione giuridica di diverse giornate di lotta degli studenti, dopo essere stati manganellati a sangue dalle guardie di una ormai fantomatica democrazia; la democrazia dell’imposizione sociale di un vivere in perenne precarietà e insicurezza. Giovani che semplicemente pretendevano un accesso alla mensa, un pasto per tutti, con prezzi adeguati al loro reddito familiare, già decurtato da un’esistenza al limite della dignità.

Giovani che stanno abbandonando la scuola – si parla del 20%, il tasso più alto d’Europa –  perché, oltre il caro mensa, è proibitivo per le famiglie addossarsi le tasse o meglio l’imposta sullo studio o pagare gli affitti per sciacalli senza scrupoli, divenuti milionari nelle città universitarie.

Non citiamo, per rispetto della decenza, le frasi del ministro Poletti  su una parte dei 100 mila giovani letteralmente scappati dal bel paese, che descrivono l’assurdità di una società a dir poco allo sbaraglio e dei suoi governanti spregevoli e arroganti.

Giovani che ormai non cercano più lavoro, stanchi di una sorta di caccia al tesoro e altri che trovano il tesoro nei call center a tre euro l’ora o indossando la divisa come servi pronti a tutto, anche ad uccidere, manovalanza per la guerra, come la peggior specie dei  mercenari e, altri ancora, invece, stimati in circa 300 mila, coinvolti nello sfruttamento minorile, soprattutto nel campo della ristorazione e del lavoro agricolo;

Giovani, non ancora maggiorenni, spesse volte rinchiusi nelle galere dello Stato, e solo perché avvolti da una miriadi di tentazioni, anche violente, che questa società offre e impone come presupposto per la loro esistenza. Trecento minorenni affollano le carceri italiane, fra cui anche trenta bambini, figli di giovanissime donne, che vivono con la madre prigioniera, scontando una sorta di peccato originale, in mezzo alle sbarre, blindati e secondini che ne controllano l’esistenza. Una vergogna … una vergogna di Stato.

Sciacalli di ogni specie lucrano su quella che dovrebbe essere l’età dell’allegria, della spensieratezza e dei sogni, divenuti incubi per carne sacrificale pronta sull’altare del Moloch capitalista; per questo sempre più  giovani desiderano e praticano la fine – il suicidio è la seconda causa di morte fra i giovani sotto i 20 anni – un’atrocità immane, divenuta consuetudine, perché stanchi del vivere in famiglie degradate e sfinite dalla crisi; famiglie in perenne conflitto con una quotidianità di merda, pronte alla resa e avvolte dalla debolezza del sopravvivere o peggio ancora, in famiglie vuote, orientate esclusivamente al consumo e alla mercificazione dei rapporti umani.

Giovani in mano alle mafie più o meno istituzionali che vedono uno spiraglio per il loro vivere offrendo la loro esistenza ai meccanismi degli affari, sporchi, in doppio petto, per godersi delle briciole del banchetto, quando hanno la possibilità di godersele. Tutto per l’illusone di una vita da grandi, con lo smartphone di ultima generazione, la cocaina il fine settimana e il fascino della cronaca nera, quella destroide da banda della Magliana, patinata dalla tv. L’involucro di una società del vuoto, dove i grandi manovratori vivono in sicurezza con la loro videosorveglianza, le loro casse e le loro guardie e tutti gli altri nelle macerie e nella tristezza della miseria.

Parafrasando Saramago: il nostro non è pessimismo, è la realtà che è pessima!

Non è proprio un paese per giovani …