Sabotaggio

charlot

 (Devastatori 2)

Da diverso tempo nei media nazionali si parla delle dichiarazioni dello scrittore Erri de Luca sul suo appoggio alla lotta No TAV e soprattutto delle sue dichiarazioni a favore del sabotaggio dei lavori nei cantieri, che gli son costati il rinvio a giudizio insieme a diversi giovani e ad esponenti della lotta valsusina. L’accusa: Istigazione a delinquere. Erri De Luca è accusato di istigazione a delinquere, perché alcuni mesi fa dichiarò pubblicamente che era giusto sabotare la TAV. La tesi della procura torinese è che Erri De Luca è un personaggio conosciuto, noto e dunque capace di influenzare altre persone. Con la sua dichiarazione: «Un intellettuale deve essere coerente e mettere in pratica ciò che sostiene. Per questo anch’io ho partecipato a forme di sabotaggio in Val di Susa», avrebbe, di fatto, istigato a compiere atti di sabotaggio e creato danni al cantiere della LTF, che per questi motivi, ha sporto denuncia contro lo scrittore. In un paese dove esponenti leghisti sbraitano su cartucce e fucili per la ribellione fiscale “nordista” (ricorderete dei cinque “serenissimi” trovati in possesso di un beretta Mab cal. 38 in piazza San Marco, condannati a pene da tre a cinque anni, ma dopo pochi mesi di carcere, passati ai servizi sociali e difesi come “patrioti” da ministri leghisti, ministri della Repubblica) l’attacco giudiziario alla rivendicazione di Erri De Luca pare, quanto meno, ridicola,
L’origine della parola sabotaggio, proviene dalla rivoluzione industriale e precisamente da quando gli operai tessili, per protestare contro i licenziamenti e i maltrattamenti nel posto di lavoro, inceppavano gli
ingranaggi delle macchine con i loro zoccoli di legno, che in francese si chiamano appunto sabots. La logica del sabotaggio si insinua per forza di cose nella diatriba violenza/non violenza, legalità / illegalità, inculcata da tempo nei meandri della Storia, soprattutto in base a chi la Storia la scrive. Quando la Storia per un “buon” ventennio la scrivevano i fascisti, i partigiani che praticavano il sabotaggio a quell’infame regime, venivano considerati banditi e traditori. Così diventava “violenta” un’azione di sabotaggio da parte dei partigiani se questi riuscivano ad impedire con l’azione la crudeltà dell’esistenza fascista, e così pure quando i nazisti rastrellavano i malcapitati di turno, era per evitare ulteriori sabotaggi alla loro corsa verso la conquista del mondo. Ancora oggi, i fascisti moderni, svolazzano nelle nostre città coperti dal “mantello” democratico e difesi dalla protezione istituzionale, da chi vorrebbero sabotarli definitivamente dalla storia. Se un soldato decide, e succede raramente per ovvi motivi “antropologici”, di non sganciare una bomba su un villaggio di civili e sabotarne così il massacro, viene processato e con “violenza” condannato da una corte marziale, se invece il soldato rispetta gli ordini e rade al suolo il villaggio, si conquista un encomio e una bella licenza da passare insieme ai propri cari, fra passeggiate con il cane e il caldo di qualche centro commerciale. Se un popolo, come può essere quello sardo, decide di stancarsi di vivere su una polveriera di 30 mila ettari di basi militari e probabilmente anche atomiche, e cerca di sabotare questa storia assurda che si trascina ormai da decenni, troverà addosso a questa sua scelta, repressione e violenza Statale. Se, come è avvenuto in Sardegna, una famiglia risucchiata nel vortice melmoso dei debiti non riesce più a tener passo alla logica usuraia di una economia malata, e decide di tenersi la propria casa messa all’asta e difendere il sacrificio di una intera vita di lavoro, è accusata di sabotare il corso della “ripresa economica” e per questo costretta da un centinaio di forze in divisa ad abbandonare quella casa e i suoi beni, per darli poi in pasto allo sciacallaggio immobiliare e bancario;
Se le piazze si riempiono di rabbia e riscatto perché lo Stato decide di legiferare una legge come può essere la Job acts, dove il precariato sul lavoro e lo sfruttamento salariato raggiunge livelli da schiavismo, quella piazza verrà accusata di sabotare il corso normale del sistema capitalista che per ottemperare all’accumulo del profitto ha per forza di cose il “diritto” di legiferare in questo modo. Se migliaia di famiglie senza una casa, decidono di sabotare i sigilli di case abbandonate o di chi case ne ha cinque, dieci o cento, o edifici pubblici inutilizzati, per occuparli e trovare così un po’ di consolazione e un tetto per i propri cari, verranno perseguiti, perché con violenza hanno divelto i sigilli di “proprietà private”. Se la fame costringe, letteralmente, a doversi cibare per poter “esistere” e per poterlo fare si deve prendere “il pane” da dove c’è in eccedenza, si sta sabotando l’ordine “giuridico” dell’esistenza sociale e si rischia, poi, di addentare il pane, scadente, nelle patrie galere … La Storia, i suoi termini e il suo linguaggio è pieno di contraddizioni, come è pieno di contraddizioni il suo sistema che la “gestisce”, ma fino a quando non saranno messe bene in luce e accantonate definitivamente, sarà sempre più necessario, per il rispetto della dignità umana, dotarsi di “zoccoli di legno” da insinuare negli ingranaggi indecenti di questa esistenza. Nikola (con contributo di Néstor Roca)
4/febbraio 2015