Il naufragio

Il naufragionaufragio
di Alessandro Leogrande
edizioni Feltrinelli

 

 

quarta di copertina

“Il naufragio della Kater I Rades costituisce una pietra di paragone per tutti gli altri naufragi a venire, non solo perché è stato l’esito delle politiche di respingimento e dell’isteria istituzionale che le ha prodotte. Non solo perché i termini della questione oggi sono i medesimi. Non solo perché, con totale cinismo o somma indifferenza, una forza politica di governo continua a parlare di blocchi navali nel Mediterraneo. Il naufragio della Kater I Rades è una pietra di paragone, perché, a differenza dei molti altri avvolti nel silenzio, è possibile raccontarlo.”

Il 28 marzo 1997, venerdì santo, la motovedetta Kater I Rades parte dal porto di Valona con destinazione Italia
La nave è una piccola imbarcazione costruita in Unione sovietica negli anni cinquanta. Era destinata alla demolizione e invece navigava ancora: veniva utilizzata dai trafficanti di disperati che cercavano di trovare una sorte migliore.
La piccola nave è progettata per trasportare 10/12 persone, ma in quel venerdì, a bordo si trovano quasi 120 profughi, intere famiglie in fuga dall’Albania, un paese ormai allo sbando.
L’Italia risponde mettendo in atto il primo respingimento in mare, a cui ne seguiranno molti altri. Perché a seguito dell’accordo fra i due paesi Italia e Albania, le cose sono cambiate. Da quel giorno le barche non saranno più dei boat-people; il linguaggio burocratico riportato nei registri delle consegne li chiama bersagli, non carrette del mare, non uomini, donne, vecchi, bambini. No: li chiama bersagli. (pag.44)
D’ora in poi le regole di ingaggio saranno il respingimento.
Avvistata dalla fregata Zeffiro della Marina militare che le intima di tornare indietro, la Kater I Rades, praticamente ingovernabile per il mare in burrasca non può far niente.
Nel tentativo di respingerla la corvetta Sibilla si avvicina sempre di più all’imbarcazione albanese, fino a quando alla fine verrà speronata. L’urto è violentissimo. In circa un quarto d’ora 15 minuti la nave affonda portando con sé il suo carico di profughi. Muoiono in 81, in gran parte donne e bambini, bloccati nella stiva dove pensavano di essere al
sicuro. Verranno recuperati solo 57 corpi, degli altri 24 non si saprà più nulla. Il libro ricostruisce tutta la vicenda, per la prima volta verrà aperta un inchiesta, ma come per tutte le stragi di stato, anche questa si chiuderà scaricando le colpe sul solo comandante della nave e sul pilota della Kater I Rades. Nessuno dei mandanti del governo Prodi verrà mai chiamato a risponderne. Delle vittime ci rimane solo il ricordo dei sopravvissuti, dei parenti e delle loro speranze trascritte su piccoli fogli di carta dove sono riportate parole di un vivere quotidiano, di una promessa di lavoro, di una speranza.

[una lettera conservata da una donna. «Mamma, ti voglio bene, ma voglio bene anche alla nonna, con la quale mi devo fermare visto che tu te ne vai in Italia(…)»]

[Vezë, uovo; ndihmë, aiuto; doktor, dottore; kërkoj, cercare ]

[Per andare in Germania bisogna fermarsi a Francoforte]

[Le uova di pasqua sono al latte o fondenti. Il prezzo dipende dal tipo di sorpresa che si trova dentro. Ci sono uova pasquali senza regalo, costano meno.]

Queste sono solo alcune dei biglietti ritrovati, contenute in tre pagine e mezzo del libro. (pagg. 125-128)

Quel giorno tutto è cambiato e niente sarà come prima.

Nonostante i tentativi di demolire il relitto, cancellarne il ricordo e l’amara sentenza, la gente non dimentica e impedisce questo ulteriore delitto.

http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/kater_appello.htm
( http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/migranti_FFAA.htm )

Nel 2012 lo scultore greco Costas Varotsos, ha trasformato il relitto della Kater I Rades in un monumento dedicato a coloro che ancora continuano a viaggiare.

Néstor Roca