Pescatori di mance

 

elemosina

La vergognosa sudditanza di fasce sempre più consistenti di popolo vagheggia infagottata di dottrina servile verso il mostro in divisa, che usa la terra di Sardegna per armare i suoi famelici artigli imperialisti.

I pescatori del Sulcis sono in rivolta per i mancati indennizzi spettanti loro per le interruzioni della pesca a causa delle esercitazioni militari! Questa è la notizia che come un mantra, periodicamente gira sui giornali sardi. Pescatori che ormai non hanno più interesse al mare o ai pesci, ma usano le nasse come capello per l’elemosina.

Durante una manifestazione antimilitarista dei mesi scorsi a Teulada un pastore si lamentava, alzando la voce in tono minaccioso, che le sue greggi (parliamo di dieci pecore e un montone) impaurite dal passaggio del corteo dei manifestanti, scappavano dopo che questi ultimi lasciavano il cancelletto aperto del recinto, proprio a due passi dalla base dove i boati di esplosivo e i risultanti fumi cancerogeni, secondo la sua sudditanza mentale, rendevano, invece, felici le bestiole e le sue miserevoli casse economiche.

A Domusnovas gli operai sindacalizzati che durante le benedette 8 ore costruiscono le bombe che stanno maciullando donne, vecchi e bambini nello Yemen, alzano il tono con prepotenti insulti contro chi obbietta loro che forse dovrebbero cambiar mestiere o usare le suddette 8 ore per costruire altro.

I sindacati confederali e di categoria parlano di ennesimo oltraggio verso i lavoratori e dell’assenza della politica isolana che non interviene per ristabilire la correttezza fra le parti in causa, dove per parti in causa vengono accomunate la logica del soldato e la tuta da lavoro, l’essenza del mercenario e il sudore operaio. Un ossimoro vergognoso.

Illustri accademici dell’università di Cagliari e Sassari studiano il buon funzionamento di un razzo, denominato Razzo Vettore Vega, già testato insieme alla soldataglia nel poligono di Quirra, dove per la prova della sua riuscita vengono bruciate decine di tonnellate di propellente solido, rilasciando sostanze altamente tossiche e corrosive, come se non bastasse la realtà tumorale e leucemica lasciata dalle esercitazioni su tutto il territorio limitrofo alle basi militari, mentre le scuole sarde sono puntellate per evitare le macerie indosso agli studenti e sempre più numerosi sono i figli dei proletari che devono accontentarsi delle scuole superiori o di fasulle e inservibili qualifiche scolastiche.

Intanto si ingrossano sempre più vistosamente le fila per entrare nella “leggendaria” Brigata Sassari, grazie alla propaganda militare con tanto di inno insegnato fin dalle scuole primarie, con articoli che imperversano nei giornali nostrani, quasi quotidianamente, ricordando con grande enfasi l’eroico macello di migliaia di sardi, tralasciando che questi non sapevano neanche dove cazzo fossero e perché, a differenza degli odierni “eroi” che sanno bene dove cazzo vanno e per che cosa.

Oltre sessant’anni di sudditanza da uno stato imperialista, che ha usato ed usa ancora oggi, soprattutto oggi, la Sardegna come anfibio per marciare sulle rovine e macerie di mezzo mondo, hanno creato una sorta di appartenenza intrinseca tra il nostro territorio e gli intrusi in divisa e l’elargire mance ed elemosine ha portato ad una giustificazione monetaria verso questo abominio. Ma la lotta contro le basi della morte imperialista va avanti, come una sorta di sfida, perché le mance nel nostro territorio sono coniate con gli schizzi di sangue delle guerre, e tutto questo non è più ragionevole accettare.

Tutto questo è da sabotare con ogni mezzo necessario.

Una sfida da affrontare, contro la logica guerrafondaia che risucchia i corpi e le menti, devastando e asservendo l’intero tessuto sociale e l’intero territorio.