Semplicemente stronzi

 

immigrati-150717144804

Qualche giorno fa una giovane sarda che vive a Padova, una giovane di 22 anni, ha postato un breve messaggio su Facebook, un messaggio antirazzista, ma non solo, che ha creato interesse e discussioni in rete. Vogliamo riproporlo perché a nostro avviso, col suo linguaggio semplice, diretto, di cuore e di pancia, è riuscita a catalogare, a esprimere un concetto che va oltre le solite analisi, spesso farraginose e inconcludenti e imbottite del solito “politichese corretto”. Un messaggio  che va dritto al centro del problema, con durezza ma anche con la semplicità che può avere una ragazza di 22 anni. L’analisi della giovane, racchiude momenti di povertà vissuta, di odio cosciente e giustamente mirato, che frantuma pregiudizi e mette alla berlina l’odiosa ignoranza, l’arroganza e l’ormai fascistizzazione della nostra società. Società sempre più in mano a miserabili personaggi che ne vomitano addosso i soliti luoghi comuni, imposti, assorbiti e ripetuti come un mantra. Una vergogna “nazionale” che con le contestazioni dei giorni scorsi rivolte contro i migranti in fuga dalle diaspore delle guerre, le “nostre” guerre, ha trovato il suo apice di spudoratezza, da contrastare con fermezza, senza mezzi termini o tentennamenti.

Da contrastare anche per onorare “Mohamed” il sudanese, morto da schiavo per le sue 14 ore di lavoro a 1,50 all’ora e per il caldo, proprio in questi giorni, mentre molti, inclusi gli stronzi, vanno in vacanza …

 

Comunque avete rotto il cazzo con la storia che “gli italiani c’hanno bisogno prima, gli zinghiri ricchi tutto pagato”.

La mia famiglia è più povera della maggior parte di quelle dei miei contatti.

Niente di eclatante, una povertà normale e gestibile.
Cioè, i miei genitori non me l’hanno mai fatta vivere come una condanna, una tragedia, ohmiodio pietà.
Una famiglia umile.
Che negli ultimi anni sudando l’anima è riuscita persino a costruirsi delle cosine carine.

Comunque conosco a memoria la tiritera: domanda per la casa popolare, esenzione dal ticket, “mamma guarda che ho beccato l’annuncio di un’assistenza per un allettato, un’ora il pomeriggio. Ti interessa?”, linea 2 e linea 3, domanda regionale per il rimborso dell’affitto, corsi OSS offerti dalla regione, ma a Sassari? e la benzina chi se la può permettere?, ancora graduatoria per la case popolari, fila dai sociali, mamma d’estate che fa le scale per 2,50 € a inquilino nei palazzi residenziali, il padrone di casa che ti fa l’aumento a fantasia che tanto lo sa che i soldi per il trasloco non li hai, ogni anno si deve scegliere se lavorare la Vigilia di Natale o a Capodanno, che tutte e due raramente ce le possiamo permettere.

“Asco’ ma quella casa è occupabile?”
La parola “usucapione” a casa mia suona più celestiale e irraggiungibile di tutte. Ed è una delle prime parole dei grandi che ho imparato, molto prima di aoristo.

L’assegno di disoccupazione a casa nostra è un lusso, che il lavoro te lo assicurano sempre il giusto per non pagartelo.
Ma la graduatoria delle case popolari è uscita?
La macchina è di quinta mano e i libri li avevo in comodato per tutto il liceo.

Tutto questo preambolo per dire che: sì, sono un’italiana che vive da secoli al di sotto della soglia di povertà e no, i migranti non mi stanno togliendo il pane di bocca, le popolazioni rom e sinti non hanno più diritti di me.
Non sono arrabbiata con i rifugiati né penso che le difficoltà della mia famiglia siano lontanamente paragonabili alle loro.
Siete voi che siete razzisti, credete ad ogni minchiata sparata dal primo Salvini di turno, siete di un’ignoranza e di una cecità crassa e per favore smettete di usare la povertà altrui per spargere odio mentre progettate le vacanze, STRONZI.