Quattro giorni fa, quarantasette NOTAV sono stati condannati a pene variabili per un totale di oltre 140 anni di reclusione e al
risarcimento dei danni per centinaia di migliaia di euro, per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio 2011, quando i NOTAV, non solo valsusini, si raccolsero intorno alla “Libera repubblica della Maddalena” (Chiomonte) per opporsi all’arrivo delle ruspe e della polizia che dovevano prendere il controllo dell’area prima del 30 giugno, altrimenti l’Italia avrebbe perso una parte di finanziamenti. Da questa opposizione nacquero gli scontri con gli agenti, che si rinnovarono il 3 luglio quando, al termine di una marcia, ci fu l’assedio dell’area del cantiere.
Quella che si è consumata nel tribunale di Torino è stata una vendetta: non riuscendo a fermare la lotta popolare valsusina, si cerca ora di stroncarla per via giudiziaria.
I veri motivi di questa condanna vanno ricercati nelle lotte portate avanti in questi anni che hanno messo in difficoltà una politica, che con la trappola delle grandi opere cerca grandi profitti devastando territori, promuovendo opere monumentali che in nessun modo migliorano la vita di ognuno di noi. Devastazioni in un suolo che ormai è consumato, vilipeso, dove ogni piccola pioggia si trasforma in una tragedia.
La farsa della costruzione della TAV, definita di interesse strategico nazionale, altro si è rivelata se non una cassa della politica (corrotta) i cui affari spesso si sono incrociati con gli affari della mafia e che il movimento NOTAV ha puntualmente denunciato.
Questa è la lettura che bisogna dare di questa assurda sentenza.
Il movimento NOTAV deve essere colpito, perché occorre dare un segnale, che sia da avvertimento per tutte quelle lotte sociali che si possono aprire nel nostro paese. Quando un movimento sociale, popolare, sia esso un’occupazione di case, una protesta studentesca o uno sciopero sociale, si oppone alle decisioni prese dall’alto, sulla testa dei cittadini, praticando con determinazione il proprio diritto all’autodeterminazione, la politica dà la parola ad una magistratura piegata al potere, che attraverso processi e condanne spera stroncare qualsiasi pratica di resistenza.
Ma, come ha dimostrato l’assemblea del 28 gennaio, iniziata con un lungo applauso per il gruppo di avvocati della difesa, la valle non si ferma, la resistenza continua rilanciando una manifestazione nazionale per il 21 febbraio prossimo.
A SARÀ DURA!
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