Barriere, recinti e guardie sono la nuova immagine europea. Un’immagine cupa e di sopruso, avvolta da chilometri di filo spinato, dietro cui si accalcano migliaia di esseri umani in fuga.
La dottrina sionista, con le sue capillari ramificazioni internazionali, sta facendo da esempio in tutta Europa con i suoi muri e la sua apartheid. Le barriere della vergogna stanno sorgendo un po’ ovunque, per cercare di ostacolare i flussi di povertà e miseria. Flussi indesiderati e di indesiderati, di chi insegue illusione e speranza, e nel frattempo fugge da guerre, bombardamenti, conflitti, raid, sempre più pesantemente finanziati ed armati da quegli stessi paesi meta di questa umanità migrante e disperata.
La maggior parte di queste barriere disumane stanno nascendo nell’area balcanica, ossia una delle zone considerate vie di fuga per i popoli del Medio Oriente, per lo più siriani e afghani giunti via mare dalle coste della Turchia. Quella fra l’Ungheria e la Serbia è una barriera lunga 175 km e alta 4 metri, considerato uno degli avamposti dell’Unione Europea contro gli immigrati economici che stanno ingrossando eccessivamente le fila dei nuovi schiavi da stabilizzare, soprattutto nel contesto agricolo europeo.
Sempre nell’area balcanica stanno lavorando alacremente per terminare il muro fra la Bulgaria e la Turchia che sarà lungo 160 km. Proprio in questo confine qualche settimana fa è stato ucciso, dalla polizia fascista bulgara, un giovane afghano (il primo morto ufficiale) che l’ipocrisia eurocentrica ha gratificato con -UDITEUDITE! – qualche riga di giornale in suo “onore”.
Ci sono, poi, muri meno noti come quelli spagnoli di Ceuta e Melilla lunghi decine di chilometri che servono per respingere la povertà in transito dall’Africa, dove la Guardia Civil ha il patentino per bastonare ed umiliare gli esseri umani in fuga provenienti dalla parte marocchina e rispedirli indietro come eccedenza indesiderata. Questi muri sono costati e vengono finanziati dall’Unione Europea con milioni di euro: un vero schiaffo alla miseria.
Altro sbarramento quello fra la Grecia e la Turchia, tra la città greca Nea Vjssa e quella turca Edirne, cresciuto sempre per contenere i flussi dal Medio Oriente, soprattutto, ancora, siriani, curdi e afghani, provenienti dal fiume Evros, tristemente famoso per gli annegamenti e per i morti senza nome di questa diaspora della vergogna. La Grecia, per questa barriera, ha speso tre milioni di euro senza finanziamenti europei, alla faccia dei sacrifici per rimanere in auge fra le grandi nazioni.
Nella città portuale francese di Calais sta per sorgere una barriera, con l’accordo inglese, per impedire l’entrata di migranti somali, sudanesi ed eritrei, dove si contano rastrellamenti quotidiani e già 11 morti da questa estate scorsa, uccisi come bestie dalle guardie, nella terra della Libertà, Uguaglianza e Fraternità e di je suis Charlie.
Nel confine italo svizzero alla frontiera del Canton Ticino stanno usando i droni per la caccia ai miserabili in fuga. Anche l’Austria vuole il suo muro e lo costruirà ai confini con la Slovenia; e così la Slovenia, che a sua volta, lo vuol costruire ai confini con la Croazia.
I vergognosi campi per la prima accoglienza, con tanto di recinti e filo spinato, un inferno con l’approssimarsi delle temperature invernali in mezzo al fango e ai detriti, gestiti da vere e proprie imprese d’affari e imbellettati col mantellino della croce rossa, ormai non si contano più; ne è piena tutta l’Europa, inclusi i nostri vergognosi CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione). Insomma un oltraggio senza fine alla dignità umana.
Questi muri sono solo il contorno della nuova Europa, contorno che racchiude la sempre più irrefrenabile follia razzista con dei veri e propri squadroni nazisti pronti a fare il lavoro sporco per i burocrati dell’UE che hanno bisogno di una forzatura per far quadrare la conta dei numeri in eccesso. Numeri che fanno spavento, da respingere a tutti i costi.
La fascistizzazione europea è sempre più strisciante, con la guerra dichiarata e perenne contro i poveri di mezzo mondo, e avrà il suo supporter legittimato con la nuova Gestapo già operativa da diversi anni, ossia la Eurogendfor, la Forza di Gendarmeria Europea.
Eurogendfor è nata con un accordo – votato dal nostro parlamento quasi all’unanimità – il Trattato di Velsen, stipulato nel 2007 tra Paesi Bassi, Francia, Italia, Spagna e Portogallo (cui si aggiunse la Romania nel 2009; Polonia e Lituania sono Paesi partner e la Turchia è un membro osservatore) “comprendente esclusivamente elementi delle forze di polizia a statuto militare (…), per svolgere tutti i compiti di polizia nell’ambito di operazioni di crisis management” [art. 1].
Con un ambito di azione molto ampio e l’obbligo di rispondere a una catena di comando esclusivamente militare senza che sia prevista alcuna altra forma di controllo dell’operato né dai Parlamenti Nazionali, né da quello Europeo né da apposite Commissioni di vigilanza, può essere messa a disposizione anche della NATO e di altre coalizioni o organizzazioni internazionali. I suoi militari possono muoversi liberamente sul territorio di qualsiasi Paese che ne abbia condiviso l’intervento, portando con sé equipaggiamento ed armi, con maggiore flessibilità di forme rispetto alle modalità “tradizionali”.
Questa nuova polizia, che nonostante il nome si configura come interforza con compiti militari non risponderà, quindi, al presidente della Repubblica, che secondo la Costituzione è il capo delle forze armate italiane (cosa che di per sé ovviamente non garantisce un bel niente, ma serve per capire la portata dell’evento) ma risponderà solo al Cimin, ossia il Comando Interministeriale di Alto Livello, composto dai rappresentanti ministeriali dei diversi governi firmatari e gode, in più, di immunità penale in quanto non appartenente a nessuno Stato e quindi nessuno Stato con le sue leggi potrà intervenire sul suo operato.
Giusto per inquadrare, basta leggere l’articolo 4 del Trattato, in cui sono elencati i compiti:
- condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico;
- monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni, ivi compresa l’attività d’indagine penale;
- assolvere a compiti di sorveglianza pubblica, gestione del traffico, controllo delle frontiere e attività generale d’intelligence;
- svolgere attività investigativa in campo penale, individuare i reati, rintracciare i colpevoli e tradurli davanti alle autorità giudiziarie competenti;
- proteggere le persone e i beni e mantenere l’ordine in caso di disordini pubblici;
- formare gli operatori di polizia secondo gli standard internazionali;
- formare gli istruttori, in particolare attraverso programmi di cooperazione.
In soldoni e fuori dal linguaggio burocratico-militare, nasce per fronteggiare le reazioni alla crisi economica, le espressioni di dissenso e di critica radicale alle politiche dei vari stati europei, con evidenti funzioni di controllo dell’ordine pubblico interno e della cosiddetta emergenza migranti.
Una nuova forma di gendarmeria oscura e non tracciabile, che la dice lunga sulla nuova idea di Europa.
Si profila, quindi, una nuova ristrutturazione del blocco europeo fatto di forza, di forzature e di blindature, in cui sono sempre più concentrate le contraddizioni della logica capitalista con mire imperialiste che ha sempre più necessità del controllo sociale capillare, dove da un lato si preparano e studiano nuove frontiere da conquistare e possedere e dall’altro si recintano i propri confini per cercare di evitare possibili effetti indesiderati causati dalle nuove e sanguinarie guerre … per vecchie e nuove ma certamente ancor più sanguinarie espansioni coloniali.
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