Ancora una volta il territorio di Sardegna sarà al centro della logica guerrafondaia della Nato, sotto l’egemonia Usa, con la Trident Juncture, che è considerata l’esercitazione militare con uno spiegamento di forze mai visto dal secondo conflitto mondiale. I numeri di questa operazione delineano uno scenario incoraggiante per le fameliche ambizioni imperialistiche per il prossimo futuro. Saranno coinvolti 30 Stati, 40 mila militari, 60 tra navi e sottomarini e 150 tra aerei ed elicotteri, parteciperanno inoltre le industrie militari come in una sorta di fiera delle esposizioni.
L’operazione complessiva si svolgerà dal 3 ottobre al 6 novembre: dal 3 al 16 ottobre ci saranno attività di pianificazione strategica che coinvolgeranno i centri di comando, denominata Command Post Exercise e dal 21 ottobre al 6 novembre si svolgerà, invece, la vera e propria fase operativa, nei poligoni, nei porti e negli aeroporti militari degli Stati ospitanti, sconfinando nell’Oceano Atlantico e nel Mar Mediterraneo; tutto questo armamentario sarà in grado di essere schierato, in caso di necessità, come dichiarato dal Comando Nato, entro 48 ore per rispondere alle sfide e alla sicurezza sui nostri fianchi meridionale e orientale. I paesi coinvolti in questa mega operazione militare sono l’Italia, la Spagna e il Portogallo. Guiderà tutta l’operazione il Jfc Naples, il comando Nato con quartier generale a Lago Patria, a Napoli, agli ordini dell’ammiraglio Usa Ferguson che è a capo delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali del Comando Africa. Il primo passo preparatorio della Trident Juncture si è avuto a settembre del 2014 e a maggio del 2015 dove, durante le conferenze Nato che illustravano la massiccia operazione, si parlò apertamente di migliorare le capacità di risposta e intervento della Nato Responce Force, per rispondere appunto alle sfide poste dalla Russia e alle loro implicazioni strategiche; rispondere anche ai rischi e alle minacce che emergono dai nostri confini meridionali, Medioriente e Nord Africa.
È quindi evidente che l’offensiva della Nato è mirata a rafforzare l’asse euro atlantico per le mire espansionistiche e di rottura con le potenze emergenti Russia e Cina. Non a caso di questo massiccio assembramento fa parte anche la flotta di trasporto militare ucraino; ma già da diverso tempo le stesse forze filo naziste sono equipaggiate ed addestrate dalle forze Nato, per destabilizzare, anche con atroci massacri, il cortile di casa russo. Tutta la zona è ormai teatro di guerra già da diverso tempo con migliaia di uomini e mezzi presenti nel mar Nero, nelle coste della Romania, Bulgaria e Georgia e nel mar Baltico nelle coste della Norvegia. Il cerchio si chiude infine con il medio Oriente, con la Siria in primis, sbandierando l’efficace strategia anti Isis, dopo aver già distrutto l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia e i paesi dell’Africa Nord e sub-sahariana. Insomma si profila uno scenario mondiale dagli effetti incalcolabili.
La propaganda militarista è sotto gli occhi di tutti con la spudorata campagna anti migranti, incaricando i miserabili servi delle politiche nazionali di occuparsi degli effetti di questa barbarie.
Inizialmente il territorio sardo, precisamente l’aeroporto militare Nato di Decimomannu, venne accantonato (come si può leggere nelle dichiarazioni contenute in un comunicato dell’Aeronautica Militare del 3 giugno 2015, quando si decise di spostare una parte dell’esercitazione della Trident Juncture da Decimomannu a Trapani, in quanto non sussistevano le condizioni per operare con la dovuta serenità. Il tutto dopo le diverse manifestazioni antimilitariste che in Sardegna ormai si susseguono a scadenze fisse incalzando il calendario delle esercitazioni). Ma le illusioni in Sardegna son durate poco, infatti il ministro della guerra Pinotti, ha cambiato idea e programma militare, trascinando di nuovo il territorio sardo in mezzo alla fanghiglia guerrafondaia, rivalutando Decimo come aeroporto, insieme a Trapani, Pisa e Pratica di Mare e utilizzando i poligoni di Teulada, Quirra e Capo Frasca, che la Nato userà per bombardare con i suoi missili armati con uranio, amianto e torio. Insomma ancora una volta la colonia Italia al servizio imperialista subappalta il gioco sporco alla sua colonia militare.
In passato, le manovre si sono svolte in sordina, lontano dai riflettori e da occhi indiscreti. In quest’occasione invece, è impossibile non rendersi conto di cosa stia succedendo, la presenza dei militari è tangibile, beffardamente ostentata. Dai compagni di nobordersard: “… Basta farsi una passeggiata in centro città, consigliata via Roma, per accorgersi di una presenza militare spaventosa nella nostra città. La zona del molo Ichnusa ospita quattro enormi navi da guerra, che definirle inquietanti è un complimento. Le navi sono sorvegliate dalle forze dell’ordine italiche a terra e da militari armati di mitra a bordo. Le vie del centro sono un continuo via vai di macchine, mezzi, pullman, pulmini, camion militari. La zona delle caserme del Poetto e di Sant’Elia è in continuo fermento. Abbiamo la guerra in città.”
I costi di questa mastodontica operazione si aggirano sulle diverse decine di miliardi di dollari, cifre da spavento come quella data dal Sipri (Istituto internazionale indipendente che si occupa di armamenti, conflitti e disarmo) sulle spese militari in Italia nel 2014 che assommano a circa 30 miliardi di dollari. Tutto naturalmente in linea con abbassamento del debito, spending review, crisi e cosi via blaterando. Il crescente militarismo e la corsa agli armamenti vanno dritti verso un nuovo mondo di forza, autoritario e neo colonialista, dove le potenze imperialiste, con gli Usa in testa, lavorano assiduamente e come non mai per quello che loro chiamano il Nuovo Ordine Mondiale.
Opporsi a questa barbarie con determinazione e con ogni mezzo possibile è il minimo che possiamo fare, è doveroso nei confronti dei popoli martoriati dalla logica guerrafondaia, dall’imperialismo e dallo sfruttamento.
NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA!
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