I confini dell’umanità

nigeria-massacre
I buchi neri dell’informazione tralasciano notizie provenienti da certe parti del pianeta, oscurate dalla presenza imponente e privilegiata di ciò che avviene nel mondo occidentale. Come se il dolore e la morte abbiano un senso o un peso diverso secondo una geografia definita. Nei giorni scorsi, la setta Boko Haram con a capo Abubaka Shekan, gruppo sunnita djiadista, il peggio del peggio della follia integralista, ha invaso e distrutto 16 villaggi intorno alla città di Baga (Nigeria), ultima città sotto controllo del governo nazionale, sempre più impotente di fronte ai molteplici attacchi di un fanatismo assassino.
Si parla di 2000 morti e 20000 persone in fuga, senza nulla addosso, senza viveri e sopratutto senza protezione alcuna. Si parla di bambine di 10 anni, imbottite di esplosivo e fatte saltare in aria nei mercati di Patiskum. Non si hanno più notizie delle 223 giovani liceali rapite da quasi un anno, convertite all’islam radicale e promesse in «spose-schiave» ai componenti della stessa setta.
C’è la figura di un uomo che emerge in mezzo a tanta violenza e di cui é doveroso parlare, una persona coraggiosa, animata da un’immensa umanità.
Parliamo del Dottor Denis Mukwege, medico congolese,che dopo una parentesi di lavoro negli ospedali europei ha scelto di tornare in patria e curare il suo popolo.
E’ chiamato «il dottore che ripara le donne», perché ha operato circa 40000 donne stuprate e mutilate. La distruzione pianificata degli organi sessuali femminili, in Congo é un’arma di guerra; curarle é un lavoro complicato, un enorme gesto d’amore che si contrappone all’orrore perpetrato da uomini in uniforme o criminali di bande diverse, che rivalizzano sullo scempio che si può compiere su un corpo di donna, trasformato in campo di battaglia. A volte si ritrova bambine di tre o quattro anni, figlie dello stupro, e vittime a loro volta della barbarie umana. Nel suo ospedale sono stati massacrati pazienti e personale, lui stesso é stato vittima di tentativi di assassinio infinite volte, ma il Dottor Mukwage è riuscito a far valere la sua determinazione al di là delle frontiere del Congo, è arrivato alla tribuna dell’Onu, del parlamento europeo, a urlare la sua rabbia, a chiedere il sostegno dell’occidente. Oggi la sua lotta é riconosciuta in molti paesi europei e la sua opera nel riparare le donne e ridar loro fiducia nella vita, continua.
In Francia è il Dottor Pierre Foldés che «ripara» le giovani donne vittime della cultura devastante della mutilazione sessuale, pratica generalizzata malgrado in molti paesi sia ormai vietata, questo rito barbaro è spesso praticato anche nelle comunità della diaspora africana in occidente, eseguito il più delle volte in condizioni spaventose, le infezioni che ne seguono portano spesso alla morte. Anche l’infibulazione é una violenza traumatizzante e definitiva, le conseguenze nefaste in termini di salute, di diritto negato alla femminilità, di dominio assoluto sul corpo della donna, é inconcepibile, quindi da denunciare, da condannare.
Le cose potrebbero cambiare se i media dessero più attenzione e più rilievo a ciò accade al di là del nostro corto orizzonte, una rivoluzione culturale contro una società tribale e misogina, dove la donna é oggetto.
Noi siamo Charlie ma siamo anche le donne della Nigeria e del Congo.
Gennaio 2015
Maria T