Rémi era un compagno ecologista di 21 anni, ucciso da una granata offensiva tirata durante le cariche della polizia il 25 ottobre 2014, contro una manifestazione in difesa del territorio.
Rémi é stato assassinato nel sito di Sivens (Tarn-Francia), ma poteva morire in quello di Notre Dame des Landes dove c’è in atto la costruzione di un aeroporto in un’area ad alto valore ecologico, (cantiere bloccato dalle lotte di giovani decisi come Rémy) o nella Torino-Lione, che tutti conosciamo.
Il cantiere di Sivens consiste nella costruzione di una diga dai costi altissimi e non solo in termini economici, poiché crea il disboscamento e la distruzione di una zona umida, quindi la perdita di funzionalità anche come riserva delle falde acquifere, nonché l’estinzione di specie animali protette. Una diga destinata a irrigare una ventina di terreni, proficua a una ventina di imprenditori agricoli, che semineranno grani assassini.
Diverse operazioni di questo tipo nascono e si concretizzano con la benedizione dei governi che si susseguono. Che si professino di destra o sinistra, niente cambia, il calcolo freddo del profitto è il fine ultimo che perseguono, lasciando che i beni comuni dell’umanità diventino mercanzia in mano alle potenze finanziarie e colonizzatrici, defraudando le comunità locali in nome del progresso.
Ed è proprio il governo socialista della “gauche” di Hollande, che qualche giorno prima dell’uccisione di Rémi, ha reso onori nazionali al presidente del gruppo petrolifero francese TOTAL, morto in un incidente aereo, padrone di una potenza corrosiva planetaria, responsabile di crimini ecologici immensi. TOTAL è un’impresa a partecipazione statale, accumulatrice di profitti enormi, che paga imposte irrisorie grazie alla complicità dello stato stesso. Ebbene, questo governo ha dissimulato fino all’evidenza la causa della morte di Rémi, catalogando gli oppositori al sito di Sivens come “dijadisti verdi”.
Ci sono state e continuano a esserci diverse manifestazioni per rendere omaggio a questo giovane botanico, si sono riuniti collettivi di anarchici, comunisti, verdi, ma anche semplici cittadini ancora capaci di indignarsi.
Ci sono stati arresti, si sono scoperti i soliti poliziotti infiltrati, con caschi e passamontagna, intenti a creare disordine, ma questa è storia nota.
Rémi era un compagno concreto, si batteva in difesa della terra, che è di tutti, animato dal rispetto di ogni tipo di vita sul pianeta, contro progetti faraonici inutili e dannosi.
La sua resistenza è stata stroncata da una macchina distruttrice, contraria a una alternativa umana possibile.
Per rendere giustizia alla figura di Rémi ci piace citare la frase pronunciata da un compagno, rivolta a un potente imprenditore :
“ abitiamo lo stesso pianeta ma non apparteniamo allo stesso mondo”.
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