Riceviamo e pubblichiamo
Vivo in Sardegna 365 giorni all’anno, vivo l’inverno rigido e silenzioso e poi vivo l’estate caotica e frenetica. Vivo gli amici di sempre e poi vedo stranieri ostili che hanno il mio stesso colore della pelle, vengono qui senza pensare che stanno entrando in contatto con un altro popolo, vengono in questa terra senza rispetto, abituati a farla da padroni da millenni… arrivano e vogliono il silenzio. Si infastidiscono per la sveglia della mia amica che suona alle cinque per andare a lavoro, si irritano per i miei figli che giocano allegri in spiaggia tra loro (abituati come sono a vederli chiusi in casa ammutoliti davanti alla tv) li stizza il mio cane giocoso, la mia gatta agreste, il cameriere lento, il barista poco asservito, lo turba la mia macchina che gli frega il parcheggio… lui è qui in vacanza, deve riposare, lui paga, lo devono riverire…
E poi vedo ragazzi sfruttati, bruciati dal sole, che fanno chilometri per guadagnare l’indispensabile, sudano, soffrono, vengono dal mare, rispettosi e fieri come antichi guerrieri, mi ricordano i nostri contadini curvi a lavorare la terra. E anche di loro spesso si lamentano e se ne fottono di vederli caduti in mare e se ne fregano della loro storia e del loro passato…sono invasori loro!
Io muoio ogni giorno a vedere la mia terra distrutta da sfruttatori patentati che arrivano a casa mia e mi inquinano il mare, la terra, militarizzano il mio territorio e nelle scogliere più belle costruiscono i loro castelli. Muoio ogni volta che un sardo li appoggia, gli cede i suoi terreni, li esalta, si asservisce a loro. Loro sono i miei invasori, loro devono essere cacciati.
E questi giorni muoio ancora di più nel sentire notizie come quella di Dorgali (la bomba al centro per migranti) o di Sassari ( contro un altro centro di accoglienza) dove vengono presi di mira i più deboli, quelli che più di tutti soffrono a causa dell’imperialismo. Sono loro che hanno bisogno di solidarietà, loro devono essere accolti.
E’ vero vivo in una terra dove non funziona quasi niente. La gente ha un altro ritmo, le vie sono tutte tortuose, le case semidistrutte, la campagna è aspra, ribelle e indomita, siamo primitivi, primordiali, ma quello che ci unisce e ci rende speciali è l’aiuto che prestiamo a chi ne ha bisogno, la solidarietà e il rispetto per gli altri, è il senso di eguaglianza che solo i popoli che hanno sofferto possono condividere.
Spero che quest’estate finisca presto e con lei questa barbarie contro i migranti.
Mantene s’odiu ca s’occasione non mancat!
Sardignalibera77
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