Mi distraevo dall’ennesima carneficina vista in tv. Carogne si accanivano sui corpi martoriati, immagini che tingevano di rosso i miei occhi. Mi distraevo costruendo il mio mappamondo di puzzle con tutte le sue infinite parti. Una di queste mi cadde dalle mani e il mio gatto Handala la infilzò con le unghie e se la trascinò sulla sua lettiera, in mezzo alla merda e all’urina. Non ci feci caso e andai avanti. Le immagini continuavano, il cuore mi pulsava forte e il sangue mi arrivava sempre più negli occhi. Piano piano il mio mappamondo cominciò a prender forma, si iniziarono a intravedere fiumi, laghi, monti altissimi, città e paesi, praterie, deserti, oceani infiniti, diversi vulcani, ghiacciai e maestosi nuraghi. Finii di montarlo con tutte le sue parti. Ne mancava una. Era ancora nella lettiera di Handala in mezzo alla merda. Gliela lasciai. Curiosamente il mappamondo si illuminò, tantissime lucine iniziarono a lampeggiare. In una STRISCIA di mondo limitrofa alla parte mancante, le luci erano più intense, avvicinai l’orecchio e sentii grida di gioia, balli e canti; gioie che si allargavano piano piano su tutte le parte del puzzle, finché non ci fu un’esplosione di felicità che sentii senza neanche avvicinare più l’orecchio. Intanto la Striscia limitrofa iniziò a crescere, fra danze e un’allegria senza freni, rioccupando lo spazio della parte mancante: il suo spazio. Ero felice anch’io, non avevo più il sangue agli occhi e avevo il mondo in festa fra le mani. Anche Handala era felice nella sua lettiera, mentre urinava e spargeva merda sulla sabbia e sulla parte mancante del puzzle.
Errante
*Ho voluto chiamare il mio gatto Handala, raffigurato dal vignettista palestinese Naji Al-Alì come un bambino di dieci anni a piedi nudi che indossa vestiti rattoppati. Il suo volto non è visibile poiché viene mostrato sempre di spalle e con le mani giunte dietro la schiena in segno di rifiuto, deciso a voltarsi solo quando la sua terra verrà liberata. Il suo sguardo, uno sguardo che i vili non saranno in grado di sostenere, è rivolto al dolore della sua gente, ai villaggi distrutti dall’occupante in Palestina. Nel 1987 il vignettista, il padre di Handala, è stato ucciso dal Mossad con due colpi di pistola alla tempia. Handala è ancora lì, fra le macerie e le barricate.
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