No basi e il maestrale

Ci salutiamo, ci abbracciamo e iniziamo il corteo, il finale, e  ci avviciniamo alla Base, l’imponente, la grande, la mastodontica offesa; Occhi che si incontrano, mani che frugano negli zaini: Ok si può fare. Le mani negli zaini stringono cesoie di ultima generazione, belle, luccicanti e pronte all’uso, mani che stringono ciò che serve. Le divise scorrazzano nel fortino, fiere e sicure con il loro armamentario e convinte di spaventare, come sempre, dalla loro arroganza. Ma oggi non spaventano, affatto. Aerei, blindati e cannoni, sparano, vomitano da qui, sul mondo, macerie, fiamme e dolore. Si, ma oggi non ci spaventano, no, non ci spaventano affatto.  Si comincia, seriamente: la prima maglia salta e poi  due, tre, cinque maglie e si continua: due, tre, cinque varchi; dalla Base esce un tanfo di putridume, di morte, ma  lo sapevamo e si continua ancora;  Arriva un idiota – dev’essere il capo – col manganello in mano e urla “coglione, bastardo”, il pazzoide, e no!, a me, coglione bastardo, non me lo devi dire, non puoi dirlo tu, con quel manganello, del cazzo, che difendi la morte, il sopruso e la devastazione, non puoi dirmelo, lo invito ad uscire dal fortino per discuterne, ma non esce, e le cesoie continuano, tac, tac, tac; ok,  sarò io e saremo noi ad entrare e non discuteremo.

Alle mie spalle sento urla: “pace, pace …  no violenza, i sassi no” e penso: cos’è un sasso contro la guerra? contro questa barbarie?, nulla, forse poco, e non ascolto più, – parole al maestrale – vado avanti, andiamo avanti,  e intanto le cesoie continuano indifferenti, tac tac tac, aprendo la base come una scatoletta; L’idiota col manganello – dev’essere proprio il capo -, continua a sbraitare insieme ai suoi soldatini, e nel frattempo provocano, incoscienti, e si attirano prima una pietra, a seguire un’altra e poi sassi, sempre di più e sempre più grossi; Siamo ormai vicini, il tanfo è nauseabondo, ma siamo felici e siamo in tanti, non si balla e non si canta, non c’è posto per giocare, siamo in battaglia, felici ma in battaglia: guerra alla guerra; rincorse, colpi, pali divelti e reti smagliate, radar in fiamme, robotini  che cadono, cannoni zoppicanti  e i sassi che ormai sono una valanga: è tutto uno spettacolo;

 Un aereo perde quota, ha un’ala spezzata, sfiora un nuraghe e si schianta al suolo, la gioia è in aumento, il nuraghe è felice; le torri della guerra si frantumano in macerie, la polvere, nostra alleata, protegge i nostri volti, il mondo è con noi: questa è pace vera; l’idiota, – si, era proprio il capo -, non ha più voce, ormai non esiste più, né lui né il manganello e non c’è stata discussione; i soldatini sono nel fango, sotto i nostri piedi, un comandante prega, per lui, inutilmente; la Base è nostra, ora siamo tutto e siamo dentro e il putridume prenderà l’ultimo volo … col maestrale.

Errante