In Sardegna i dati ufficiali sull’inquinamento descrivono una terra martoriata dalla contaminazione di sostanze tossiche di ogni natura, che riguardano circa 500 mila ettari, di cui buona parte difficilmente bonificabili, anche volendolo fare.
Le zone colpite da residui di ogni genere sono sparse un po’ ovunque e diverse sono le cause, anche se tutte ascrivibili alla corsa per il lavoro, il lavoro in un ottica capitalista, ossia la cosiddetta crescita economia a tutti i costi; l’economia del profitto, con i suoi meccanismi e soprattutto le sue macerie, quelle materiali e quelle sociali. Per decenni in terra sarda abbiamo assistito a una sorta di assalto alla diligenza da parte delle maggiori corporazioni industriali che hanno disseminato sfruttamento e saccheggio ambientale, e corporazioni minerarie che, prima hanno fatto sputare sangue ai minatori, per misere buste paga, e poi hanno lasciato discariche di arsenico e veleni vari, per i figli che restavano. E’ presente, inoltre, da oltre 40 anni, il massimo sviluppo militare con basi, poligoni, caserme ed esercitazioni periodiche con uso di armi di ogni livello, che lasciano in terra e nell’aria la peggiore varietà di tossine inquinanti, con conseguenze disastrose per l’ambiente e per l’uomo.
Dagli anni settanta, quando nella politica imperversavano l’allora Dc ed il Pci, si è assistito ad un innesto sociale e antropologico che si trascina fino ai giorni nostri: la possibile trasformazione in massa del mondo della campagna in grossi numeri per l’industria. La politica clientelare democristiana, fatta di elemosine utili per il ricatto perenne, strumentale al suo potere, insieme, e spesse volte in combutta, con quelli che si definivano, coraggiosamente, comunisti, che con l’operaismo volevano ingrossare le file del partito per il sogno governativo, trovarono nella fabbrica la massima espressione per la loro esistenza, trasformando interi territori in mostri chimici e siderurgici – allora chiamati cattedrali nel deserto – che vomiteranno veleni di ogni genere per decenni, in nome del lavoro e dell’occupazione. Le stesse forze politiche, trasformatesi nel tempo, ma tenendo praticamente intatto il loro dna – il famoso lupo che perde il pelo … – continuano ancora oggi a sbandierare l’opportunità di questi mostri come possibile sviluppo per la Sardegna, come sta avvenendo con le trattative attuali, portate avanti anche dalla Cgil, ormai, già da tempo, spudoratamente asservita alla logica padronale, per rimettere in funzione l’Alcoa, che ha praticamente distrutto e inquinato tutto il territorio del Sulcis, con discariche, i cosi detti fanghi rossi, che sono diventati delle vere e proprie dune di tossine di ogni genere, insieme all’Eurallumina, proprio in questi giorni nel tavolo delle trattative tra la regione e lo Stato, per un possibile riavvio.
Le conseguenze di questa trasformazione antropologica mal riuscita, sono sotto gli occhi di tutti: il mondo della campagna, spopolato e dilaniato dall’individualismo e dalla crisi economica e quello operaio tenuto in piedi da mobilità, cassa integrazione e dal welfare ridotto ormai a elemosina statale.
Proprio nell’area del Sulcis i dati sull’inquinamento e le conseguenze sulle popolazioni sono descritte dalle stesse relazioni mediche ed universitarie, e parlano chiaramente, da questo punto di vista, di un vero e proprio allarme sociale. Leucemie, tumori e malattie vascolari, che non risparmiano neanche i bambini, ormai non si contano più e le cifre parlano chiaro, con numeri che sono molto al di sopra della media delle altre regioni. Solo nell’area di Portoscuso e Sarroch i rischi di morte per tumore al polmone hanno avuto un impennata negli ultimi anni del 24% e così quelli legati all’apparato digerente e al fegato. Proprio nell’aria di Sarroch, dove la raffineria Saras dei Moratti la fa da padrone – quelli che regalavano i biglietti per le partite di coppa dell’Inter agli operai, felici e contenti – secondo una ricerca epidemiologica fatta da universitari americani, ha rimarcato “evidenti” e “significativi” danni e alterazioni del Dna dei bambini, con possibili mutazioni genetiche da spavento e la stessa ricerca ha paragonato questi dati a quelli delle zone fra le più inquinate al mondo. A Sarroch sono stai riscontrati tassi elevatissimi di benzene nell’aria adiacente a parchi giochi, a scuole ed asili e ci si ammala di leucemia tre volte in più della media, bambini compresi. Altra zona a forte rischio e quella nei dintorni di Porto Torres – Sassari, dove nei pressi della zona industriale sono stati constatati dati di inquinamento industriale, benzene e cloruro di vinile, che vanno oltre i dati rilevati nei dintorni dell’Ilva di Taranto e così anche i dati su tumori e malattie cardiovascolari; un costo altissimo in nome del profitto e di qualche busta paga.
Altro versante, che avevamo citato prima, è quello militare, una delle tante vergognose pagine dello Stato italiano in terra sarda e non solo, una pagina che si trascina da decenni con un’occupazione territoriale quantificata in circa 30 mila ettari, territori vastissimi, spesso limitrofi a spiagge bellissime con un ambiente rimasto incontaminato per millenni, fino all’arrivo del mostro guerrafondaio, con stellette, anfibi, blindati ma soprattutto uranio impoverito, torio, metalli pesanti e missili radioattivi. Anche qui le conseguenze sulla salute sono ormai evidenti e documentate, come sono evidenti le trasformazioni genetiche con la nascita sempre più numerosa di esseri che hanno poco di umano e poco di animale, anche se imperversa sempre e comunque il balletto spudorato delle istituzioni sui numeri e contro numeri, dati e contro dati, e nel mentre ci si ammala sempre di più e così altrettanto si muore; gli ultimi decessi sono del 2016 con tre pastori, tre fratelli che avevano l’ovile nelle vicinanze della base di Quirra, di 46, 43 e 41 anni, tutti ammalatosi di tumore al cervello, anche se la morte fa effetto e crea discussione solo quando lambisce qualche divisa che per troppo tempo si è trattenuta, volontaria e ben remunerata, dentro queste cloache di inquinamento e di guerra. I decessi sono in aumento anche nei territori di Teulada e Sant’Anna Arresi, sempre territori in mano al contesto militare con indice dei tumori elevatissimi e di molto superiori alla media. In questi giorni sono ricominciati i processi per il possibile inquinamento all’interno del poligono militare, sempre di Quirra, uno dei più grandi e importanti poligoni a livello internazionale. Processi che ovviamente rasentano la farsa, dove lo Stato nasconde se stesso dalle sue stesse responsabilità, auto processandosi e, ovviamente, auto assolvendosi.
Non crediamo nelle bonifiche istituzionali che negli ultimi anni son servite esclusivamente a creare il nuovo business economico, mascherato con vesti ambientaliste, come avvenuto con la Chimica verde gestita dall’Eni, la stessa che ha devastato migliaia di ettari di Sardegna e foraggiato valanghe di soldi pubblici, sponsorizzata da Legambiente e dal Pd, una sorta di colossale panzana con annessi fallimenti, licenziamenti e cassa integrazione da riversare nei costi dello Stato, così come la campagna eolica e solare, che sta decurtando i territori sardi , un tempo considerati delle vere oasi verdi, espropriando pascoli di terre pubbliche, mandando ulteriormente in crisi il comparto agricolo e pastorale. Tutto per ingrossare i bilanci di multinazionali, che usano i profitti ambientali per fortificare le loro potenze occupazionali, insieme a banche e a colossi finanziari che, con un intreccio perverso, usano le stesse basi militari per le loro espansioni e le loro conquiste.
Non crediamo a queste bonifiche, ma crediamo fermamente nel boicottare questo sistema, il suo dominio economico e militare, con tutte le sue vesti e sfaccettature, per costruire l’autodeterminazione e l’autorganizzazione dei territori, nei territori.
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