La legge, i fuorilegge e i devastatori

 

Lo Stato utilizza le sue leggi per tamponare, o cercare di farlo, la sua società sempre più in decadenza e sempre più ingestibile. Alcune leggi attuali, parecchie, trovano la loro nascita durante il fascismo e ne hanno tutte le caratteristiche storiche che le hanno costituite. Altre più attuali e odierne ci riportano comunque alle stesse storture del fascismo perché lo Stato di oggi ha bisogno, per sua natura e per la sua esistenza, della stessa sicurezza dello Stato di allora. Ne è consapevole e non ha altra scelta. Per ogni anomalia sociale, le leggi si adoperano per ristabilire la normalità e la forza dello Stato si evince nel suo applicarle.

La legge che lo Stato sta applicando di frequente per cercare di arginare anche la sia pur minima messa in discussione delle sue contraddizioni che la crisi economica ha messo in evidenza, è l’articolo 419 del codice penale, già presente nel codice Rocco del 1930, denominato “Devastazione e saccheggio” che dispone:

Chiunque fuori dei casi preveduti dall’art. 285, commette fatti di devastazione o saccheggio è punito con la reclusione da otto a quindici anni. La pena è aumentata se il fatto è commesso su armi, munizioni o viveri esistenti in luogo di vendita o di deposito”.

Le varie sentenze della cassazione, utilizzando questa legge, sono riuscite ad ampliare il raggio di azione o di re-azione, su tutto il campo sociale maggiormente lacunoso nei confronti dei requisiti dalla legge.

I casi dove maggiormente è stata applicata la legge 419 sono quelli riguardante l’ordine pubblico che genericamente lo Stato usa su manifestazioni di piazza e scontri con la sua polizia o su atti di ribellione sociale. Per lo Stato, qualsiasi atto di rivolta contro le sue strutture e contro le sue arroganze, è sempre da tenere bene in considerazione e da non sottovalutare. Le restrizioni e la prigionia causate da questa legge, infatti, hanno sempre riguardato la lotta sociale dei compagni e sporadicamente quelle relative alle tifoserie, soprattutto quando qualche guardia ne è uscita malridotta dalla cagnara calcistica. Il fatto che lo Stato tenda a tener conto delle avvisaglie di piazza, lo dimostra il fatto che la stessa legge è accompagnata dal concorso morale verso i reati in questione. Le condanne, infatti, non vanno solo nello specifico, verso chi commette il reato, ma nel caso del conflitto sociale sfociato in un forte impatto resistenziale, riguardano anche i partecipanti a quel conflitto, ossia a quelli che lo Stato decide di considerare pericolosi. Insomma un comportamento specificatamente fascista, di una legge fascista, data in prestito allo Stato democratico.

Ritrovarsi fra i “fuorilegge” in un contesto attuale in cui, come dicevamo, le contraddizioni del sistema sono sempre più rimarcate ed evidenti, è facile, e sarà sempre più probabile, per chi decide di mettere in discussione l’attualità delle ingiustizie e delle prevaricazioni. Un migrante, rinchiuso in un CIE, ossia un lager, umiliato nella sua intima esistenza, sopraffatto da un continuo annullamento personale, che decide di sfogare la sua rabbia e di far sentire la sua voce intrappolate in un vergognoso silenzio, rompendo qualche suppellettile o dando fuoco a qualche materasso lercio, avrà la possibilità elevatissima, come già è successo, di incorrere nella galera prevista per chi devasta e saccheggia l’ordine costituito, in questo caso l’ignominia dei CIE …

riconosciuta la responsabilità degli imputati che, all’interno di un Centro di Identificazione e di Espulsione, dopo aver divelto il piano in cemento armato di un tavolo, lo avevano utilizzato come ariete per tentare lo sfondamento di un cancello laterale del centro; non riuscendo nell’intento, avevano cominciato a danneggiare i servizi igienici per procurarsi oggetti da scagliare contro le Forze dell’Ordine e, infine, rientrati presso i padiglioni, avevano appiccato fuoco a quanto vi si trovava.

Cassazione penale sez. I – 02 aprile 2014 n. 37251  

Così come l’avrà un manifestante che crede nella pace vera e cerca di sabotare la guerra, magari devastando la recinzione di una caserma, di uno Stato imperialista che usa interi territori, come i 30 mila ettari di Sardegna, rinchiusi da basi militari, dove si adoperano i soldati di mezzo mondo per devastare, stavolta letteralmente, altri territori ed altri popoli per la corsa al profitto capitalista. Sarà considerato fuorilegge anche chi decide di rubare per fame e devasta e saccheggia dove il pane c’è in abbondanza e buona parte finisce nella spazzatura, così come chi rapina l’opulenza, per essere al passo nel consumare, perché una delle cose imposte da questa società è spendere, a tutti i costi …

“Il delitto di devastazione di cui all’art. 419 c.p. assorbe le condotte di violenza reale che aggrediscono beni patrimoniali (quali danneggiamenti, furti e altre condotte lesive di interessi patrimoniali)”…

Sarà fuorilegge chi a muso duro affronta il padrone che lo umilia per tre euro l’ora, lo stesso padrone che ha devastato e saccheggiato per anni interi territori, vivendo nel lusso e ben protetto dalle leggi dello Stato, sia quelle fasciste, sia quelle democratiche. E così gli studenti, i lavoratori o i disoccupati che, stanchi di essere rappresentati da nessuno, usano la piazza come ariete per sfondare, con le loro richieste, il muro precario imposto dal sistema.

L’urgenza dello Stato di elargire anni di galera verso chi obietta la sua supremazia e la sua arroganza, lo si vede dall’entità stessa della condanna che la legge 419 prevede. Paradossalmente, rischia di meno un energumeno che stupra una donna o la maltratta per anni, che uno scioperante che urla la sua miseria e danneggia l’impalcatura della sua causa.

Finché ci saranno le leggi a proteggere il sopruso dello Stato, i suoi saccheggi e le sue devastazioni, ci saranno sempre i “fuorilegge” pronti a non rispettarle e ad andare oltre