Dopo quasi un anno dall’alluvione che ha colpito la Sardegna, che è costata la vita a 18 persone, oltre a milioni di euro di danni materiali, nulla è cambiato.
Per i prossimi giorni la protezione civile ha diramato l’allerta meteo perché si prevedono, per la Sardegna, venti da burrasca a burrasca forte, con rinforzi fino ad intensità di tempesta.
Questa è la situazione.
Il rischio è che possa di nuovo accadere quello che si è verificato un anno fa: in Sardegna, come ieri a Genova, dove ormai qualsiasi precipitazione piovosa si trasforma in tragedia. I fatti di questi giorni ci costringono ad alcune riflessioni.
Le modifiche dei cambiamenti climatici dovute all’aumento delle temperature che hanno portato allo scioglimento dei ghiacciai non sono dovute a cause naturali, ma all’aumento delle concentrazioni di gas (effetto serra) a causa delle emissioni causate da attività umane.
A questo va poi aggiunto la speculazione edilizia selvaggia e il consumo del territorio che hanno avuto, come esito, un aumento
esponenziale al rischio idrogeologico su tutto il territorio nazionale.
E tutto questo non è certo accaduto per caso.
Questo stato di cose è la logica conseguenza di politiche di sfruttamento del modello di produzione capitalista oggi imperante, che vede come principali protagonisti le grandi corporation del petrolio, le grandi industrie, la finanza.
Gli stessi che, per ragioni di profitto, promuovono le guerre imperialiste su tutto il globo.
Oggi occorre che i movimenti, oltre che delle rivendicazioni sociali, all’opposizione alla guerra imperialista, si facciano carico di una nuova sensibilità ambientale, si battano contro politiche speculative e grandi opere, rivendicando nuovi modelli di sviluppo, che pongano al centro una nuova idea di difesa del territorio, politiche diverse volte al risanamento del territorio, imponga le bonifiche delle aree industriali e militari, esigano la restituzione delle terre usurpate agli abitanti dei luoghi, che si contrappongano alla visione di sfruttamento e speculative, contro gli sciacalli che, nelle emergenze da loro stessi provocate, vedono solo un altro modo per trarre profitto, perché, come affermato alla manifestazione di Genova, quello che è accaduto non è effetto di eventi causali non prevedibili, ma il frutto dell’avidità.
Néstor Roca
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