L’immaginazione al potere!
Si racconta che fra Paco Taibo II e il padre, Paco Taibo I, ci sia stata una gara a chi scriveva più libri. Del padre, in Italia, è stato pubblicato un solo romanzo, mentre è certamente più conosciuto Paco Taibo II. Credo che fino ad oggi, fra saggi e romanzi che attraversano ogni genere, da quello di avventura, ai polizieschi, ne abbia scritti oltre una sessantina. Quasi altrettanti sono stati tradotti in Italia.
PTII si professa salgariano e, condividendo con lui questa passione, ho scelto due suoi libri: Eroi convocati e Ritornano le tigri della Malesia.
In un articolo PT II ha diceva: «Scriviamo perché crediamo nel potere della parola, nella sua suadente capacità trasformatrice; sappiamo che nessuno può rimanere la stessa persona dopo aver letto Il diario di Anna Frank e che un uomo di quarant’anni non può essere razzista se da adolescente è stato un fanatico di Sandokan e di Salgari; sappiamo che laddove Lenin falliva, Robin Hood era sempre invincibile; sappiamo che si rimorchia molto più facilmente con le poesie di Neruda e che il conte di Montecristo è la personificazione del sacrosanto diritto alla vendetta (…)».
Ecco credo che PTII abbia ragione. Forse, in qualche modo, se siamo quel che siamo oggi, lo siamo anche per quello che da ragazzi/e abbiamo letto nella nostra giovane età.
E PTII mi ha fatto sognare con il suo “Eroi convocati” (il suo primo libro che ho letto e me lo ha fatto amare).
Il libro racconta la storia di Néstor Roca, ex militante del movimento studentesco messicano. Conclusa nel sangue della repressione l’esperienza rivoluzionaria del ’68, il protagonista è diventato un cronista di nera. Durante un’inchiesta giornalistica, va alla ricerca di un uccisore seriale di prostitute. Ma quando lo trova, invece di riuscire a intervistarlo, l’ammazzaputtane, come viene definito nel libro, lo accoltella.
Ricoverato in ospedale, fra la vita e la morte, ripensa alla sua vita e, nel suo delirio, concepisce un piano di azione per abbattere il regime di Diego Ordaz che aveva represso nel sangue il movimento e reso al silenzio ogni fermento rivoluzionario.
Per realizzare il suo piano insurrezionale, il giornalista dal suo letto di ospedale, chiama a raccolta gli eroi, letterari e non, del suo immaginario. Tutti raccolgono il suo appello e giungono a lui i Mau Mau, Sherlok Holmes e il mastino dei Baskerville, Sandokan, Yanez de Gomera, Tremal Naik, Kammamuri, tutte le tigri della Malesia, il brigante inglese Dick Turpin, Doc Holliday, i tre moschettieri e tanti altri, e insieme danno il via all’insurrezione per la presa del potere, che ci viene raccontata a più voci dai tanti protagonisti.
Nel secondo libro Ritornano le tigri della Malesia (nel titolo italiano viene aggiunto il sottotitolo “più antimperialiste che mai“), lo scrittore fa rivivere la saga di Sandokan, Yanez e tutta l’epopea della delle tigri della Malesia.
Ormai a quasi sessant’anni di età, i nostri si trovano a dover affrontare un nuovo nemico che vuole assoggettare al suo dominio il mondo intero.
Rispetto alla saga salgariana, il libro di P. Taibo II, pur rimanendole abbastanza fedele con le sue avventure spettacolari, i colpi di scena, le da nuova linfa, adeguandone il linguaggio, più per adulti che per ragazzi, ma soprattutto da al racconto un’impronta decisamente più politica trasformando i nostri “eroi” da pirati in dei (quasi) combattenti della lotta anticoloniale e antimperialista, cosa che certamente non apparteneva a Salgari.
In questa lunga avventura, che li porterà a scontrarsi con il potente di turno, le tigri incroceranno le loro strade con altri personaggi letterari o vissuti realmente, incontreranno una reduce della Comune di Parigi, intratterranno rapporti con Friedrich Engels, fino alla risoluzione dell’enigma finale.
Nell’introduzione al libro, Paco Taibo II, dice di essersi divertito a scriverlo; io, certamente, mi sono divertito a leggerlo.
Sia in “Eroi convocati che in “Le tigri della Malesia ritornano”, lo scrittore stringe un patto con il lettore di sospensione della realtà, importante soprattutto nel primo romanzo. Io l’ho accettata senza esitazione e, una volta accolta, la lettura mi ha ripreso come quando, da ragazzo, leggevo i romanzi di avventura e/o fantastici.
E allora mi sono unito agli eroi convocati, insieme a loro ho partecipato all’insurrezione, ho partecipato alle battaglia nelle strade, ora con il mastino dei Baskerville, ora con Tremal Naik, ora con i tre moschettieri o con Doc Holliday.
Nel secondo romanzo tutto è stato più facile, la lettura del ciclo dei pirati della Malesia, fatta tanti anni fa, mi ha aiutato non poco.
Ho seguito Sandokan, Yanez De Gomera e tutte le tigri in questa nuova avventura, ho preso parte all’incontro con la combattente della Comune di Parigi, agli scontri, ho visto lo spettro che si aggira per l’Europa, ho sofferto e gioito con loro.
Ancora una volta ho fantasticato di essere li con loro a lottare, a sognare la rivolta e tutto mi è apparso bellissimo.
La bandiera con la testa della tigre su sfondo rosso, la bandiera delle Tigri di Mompracen è ritornata a sventolare!!!
Néstor Roca (Ça va sans dire)
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