Una storia quasi soltanto mia
di Licia Pinelli, Piero Scaramucci.
Edizioni Feltrinelli
Descrizione
Licia e Pino si conobbero nel 1952 a un corso di esperanto, a Milano. Lei voleva imparare la “lingua universale” che avrebbe facilitato la comprensione tra i popoli e portato la pace; lui voleva prendere il diploma e insegnarlo. Comincia così la loro storia d’amore. Parlano tanto, hanno ideali comuni e amano leggere. Dopo due anni di fidanzamento si sposano, nonostante le diffidenze dei genitori. Pino fa il ferroviere, è anarchico e, dato che con la nascita delle due figlie Licia lo spinge a uscire, si butta nella politica attiva. Per casa c’è sempre gente e a Licia piace. Poi arriva la notizia della morte di Pino, che si sarebbe suicidato gettandosi dalla finestra della questura, nell’ufficio del commissario Calabresi. Licia non ci crede. Secondo lei, il marito è stato picchiato, creduto morto e buttato giù.
A quarant’anni di distanza, vorrebbe ancora la verità.
Ho letto questo libro, finalmente ridato alle stampe dopo tanti anni, dopo aver finito di leggere “La notte che Pinelli” di Adriano Sofri.
Tutti e due raccontano quello che accadde nel dicembre del 1969: la morte di Giuseppe Pinelli, anarchico, fermato dalla polizia per le bombe di piazza Fontana e mai più tornato a casa.
La vicenda di Pinelli è nota.
Nella prima versione la polizia disse che, vistosi scoperto come autore della strage, si era suicidato, poi il balletto delle falsità, l’arroganza dei non ricordo, menzogne spudorate sempre e comunque.
Si arrivò alla pazzesca sentenza del “verosimile malore attivo” del giudice D’Ambrosio.
Il libro raccoglie le parole della sua compagna, sua moglie Licia, scritto insieme al giornalista Piero Scaramucci.
Un libro dove si alternano i ricordi quotidiani, il loro incontro, il loro amore, la famiglia, la vita quotidiana fino
a quando non irrompe quella morte assurda. Arrivano i giorni duri le inchieste, il processo Lotta Continua – Calabresi, il difendere la dignità di un uomo marito e padre, infangato da tanti prezzolati. La ricerca della verità, che tutti intuiscono, con una profonda convinzione, perché, dice Licia Pinelli “In un modo o nell’altro, direttamente o indirettamente, Pino è stato ucciso”
Le pagine più belle ed emozionanti sono quelle con i racconti del quotidiano, di una vita dove contava il Noi della solidarietà e non l’Io dell’egoismo, di una vita normale fatta di amore, gioia, tristezza, lavoro, divertimento, militanza… Ora una vita spezzata.
E ancora, i ricordi della ringhiera, la scoperta e la lettura continua del libro di E.L. Master “Spoon River”. Una di queste poesie,(Carl Hamblin) tiene compagnia a Pino Pinelli sulla sua tomba, che oggi è a Massa Carrara. Il libro è tutto questo ed altro ancora.
A volte, leggendone dei passi, mi sono trovato a dovermi asciugare gli occhi da alcune lacrime di commozione.
Di commozione e di rabbia.
Un libro bellissimo, toccante. Un libro importante.
Soprattutto un libro necessario.
Per raccontare a chi non c’era.
A chi c’era, perché si ricordi.
Néstor Roca
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