Ho conosciuto Pino Cacucci nel 1999 quando lui venne a Nuoro per presentare «Demasiado Corazon».
Letterariamente l’avevo conosciuto, leggendo il suo libro, forse il più noto, per il film che ne era stato tratto, «Puerto Escondido». Parlando con lui, abbiamo scoperto di avere un passato in comune nella Bologna del movimento ’77. Conoscevamo le stesse persone, gli stessi compagni, però non ci eravamo mai incontrati. Siamo rimasti in contatto.
Io ho continuato a leggerlo e seguirlo sempre con interesse.
Pino Cacucci in questi anni ci ha regalato bellissimi libri attraversando nella sua scrittura quasi tutti i canoni del romanzo di genere, dal libro d’avventura al noir («Puerto Escondido», «Forfora e altri racconti», «Out land rock», «Punti di fuga», «Demasiado corazón» Ci ha raccontato la vita degli sconfitti, ma mai vinti come nel libro «In ogni caso nessun rimorso» dove
racconta Jules Bonnot. Nella nota, posta prima del romanzo, Pino scrive:
I personaggi di questo libro sono realmente esistiti, e i fatti che vi vengono narrati realmente accaduti(…) (…)Un romanzo che non può essere definito neppure «storico», perché la Storia la scrivono sempre i vincitori, e i protagonisti (…) hanno perso tutto (…).
L’unica cosa che non sono riusciti a non perdere è la dignità.
Il libro potrebbe essere dedicato alla memoria di Sundance Kid, di Etta Place, di Butch Cassidy, e di Severino di Giovanni, di Francisco Sabaté. E anche di Paolo Casaroli.
E di tantissimi altri, come loro, condannati dal destino a trasformare la sensibilità in violenza.
Altro libro importante, è stato «Oltretorrente», dove racconta, sempre sotto forma di romanzo, l’insurrezione di Parma dell’agosto 1922, contro l’assalto degli squadristi di Farinacci, i quali vengono fermati e sconfitti. Parma, dimostrò che il fascismo poteva essere vinto.
La storia ci insegna come andò a finire.
Ma non solo romanzi.
Pino Cacucci, in questi anni ci ha regalato ritratti di persone bellissime, come con i due libri su Tina Modotti, antifascista, sensibile fotografa, che visse fino in fondo, senza mediazioni l’avventura e le contraddizioni dello spirito rivoluzionario che attraversò la prima metà del novecento, da Hollywood al Messico, alla Spagna del 1936 dove combatté nelle Brigate internazionali e conobbe Capa, Dos Passos, Hemingway. («Tina» e «Sotto il cielo del Messico»).
Ci ha descritto i ritratti e le vite di donne e uomini che non viene mai raccontata nei libri di storia («Camminando», «Ribelli!», «Nahui», «¡Viva la vida!», «Nessuno può portarti un fiore»).
Ci ha narrato i cambiamenti e il declino delle nostre città, di una società sempre più chiusa in se stessa, mostrandoci l’abisso
dove sta precipitando («Mastruzzi indaga»).
E ancora pagine bellissime sul suo Messico («Polvere del Messico», «Gracias Mexico», «Le balene lo sanno», «Mahahual») e i suoi pensieri e riflessioni di oltre vent’anni («Un po’ per amore, un po’ per rabbia»).
E ci ha fatto anche sorridere e divertire con «San Isidro futbol».
Pino Cacucci, incontrato dopo aver percorso tante strade in comune, è per me uno dei migliori, sinceri narratori che ancora
oggi, con le sue parole, mi consente di sognare.
Néstor Roca
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Intervista a Pino Cacucci apparsa sul nr. 382 di A-Rivista
anarchica (estate 2013)
http://www.anarca-bolo.ch/arivista/?nr=382&pag=177.htm
http://www.horstfantazzini.net/era_quasi_fatta.htm
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