Assassini in Palestina

Il 19 maggio scorso durante una manifestazione in solidarietà con i prigionieri palestinesi in sciopero della fame, violente cariche degli sgherri sionisti hanno tenuto d’assedio Ramallah, saccheggiando interi quartieri, usando gas lacrimogeni, proiettili veri e di gomma ed effettuando arresti di massa. Il piccolo Abdul Barghouti di 18 mesi è morto nei giorni scorsi, intossicato dopo aver inalato il gas di quei lacrimogeni, usati persino dentro le case, fra cui quella del piccolo. Le forze di occupazione hanno impedito l’accesso alle ambulanze nei quartieri saccheggiati, e il piccolo Abdul è rimasto circa un ora senza nessun tipo di soccorso medico: è morto dopo quasi due mesi di calvario in un ospedale. A Gerusalemme Nour Moustafa di 12 anni è stato ferito l’altro ieri mentre si trovava nel balcone di casa, l’occupante sionista ha invaso il suo quartiere con mezzi blindati e decine di soldati che sparavano all’impazzata, su uomini e case; un proiettile di metallo ricoperto in plastica ha centrato il ragazzo in piena faccia, devastandogli un occhio, mutilandoli l’esistenza. Sempre in questi giorni a Jenin due giovani di 17 e 20 anni sono stati uccisi dall’occupante, con proiettili veri, colpito in fronte, il primo, e in pieno petto, il secondo. Questa è la quotidianità in Palestina.

 Intanto il potere sionista ha deciso di tagliare del 60% la fornitura di energia elettrica a Gaza e questo si aggiunge al blocco totale, terrestre, marittimo e aereo della Striscia, da ormai dieci anni, trasformando l’esistenza di quasi due milioni di persone in un vero inferno di povertà e miseria. I centri di primo soccorso e gli ospedali funzionano a stento, decine di interventi chirurgici vengono annullati tutti i giorni, interi quartieri vivono con fogne a cielo aperto e le strade sono invase da acque stagnanti, detriti e fango e non c’è acqua potabile. A Gaza si muore a 12 anni per una piccola infezione perché nessuno ha diritto di uscire per curarsi. A Gaza non esiste più una libreria, un cinema o teatro, a Gaza non si vive. A Gaza e in tutta la Palestina si muore di povertà e di sopruso.

Le decine di risoluzioni dell’Onu che rimarcano le “scorrettezze” di israele sono una vergogna e un insulto alla decenza e mettono sempre più in evidenza la complicità sionista con il potere economico e politico europeo; gli accordi economici tra israele e l’Unione Europea né sanciscono il vero volto del potere sionista nel mondo, con gli accordi firmati negli ultimi anni, infatti, l’UE è diventata il maggior importatore di israele con un valore di circa 18 miliardi di euro, accordi contrassegnati dalla vergognosa dicitura che ribadisce “l’importanza del rispetto dei diritti umani e dei principi democratici su cui gli accordi stessi si basano”. Poco importa se i polmoni del piccolo Abdul  non hanno resistito ai gas lacrimogeni, se la faccia di Nour sarà sfregiata per sempre o se quotidianamente le madri palestinesi piangeranno i propri figli, martiri nella guerra di liberazione: gli affari vanno avanti mentre le risoluzioni di “pace” suggellano questa guerra di sterminio.

Ma la resistenza continua, nelle carceri, nelle strade, con ogni mezzo necessario, con orgoglio e con la dignità che riscriverà la storia …

… E dalla voce di Ala’uddin esplode
la nascita dei guastatori bambini:
io ho buttato una pietra sulla jeep
io ho distribuito volantini
io ho dato il segnale
io ho ricamato lo stemma
portando la sedia
da un quartiere … a una casa … a un muro
io ho radunato i bambini 

e abbiamo giurato sulla migrazione dei profughi
di combattere
finché brillerà nella nostra strada il pugnale di un
conquistatore.
(Ala’uddin non aveva ancora dieci anni)

_Samih al-Qasim, poeta palestinese_