I bulloni di Domusnovas

Antonio ha due figli meravigliosi, vanno a scuola e sono i primi della classe, li ama e tutte le mattine, prima di andare a lavorare, il suo cuore, quando li accarezza, palpita di un qualcosa di bellissimo e indescrivibile, prima che loro vadano a scuola, dove sono i primi della classe; Antonio mentre percorre la strada che lo accompagna alla fabbrica, sorride, è felice, ha un lavoro sicuro e due figli amorevoli. Ahmed è sempre triste, il suo viso non conosce il sorriso e i suoi occhi sono sempre gonfi di lacrime, ha quattro figli, di cui due dal fisico martoriato, ad uno manca una gamba da sopra il ginocchio e l’altro ha il viso sfregiato da diverse schegge di un bullone, è ceco e la faccia fa ribrezzo a vederla, anzi fa quasi schifo. Antonio è soddisfatto del suo lavoro, è gratificante, anche se faticoso e un po’ noioso, deve stringere dei bulloni per la chiusura di un cilindro metallico, lungo due metri che contiene dell’esplosivo, è noioso stringere 245 bulloni al giorno, tutti i giorni, ma a fine mese questi bulloni garantiscono ad Antonio un buon stipendio, una vita felice a lui e ai sui figli che sono meravigliosi. Ahmed saltuariamente lavora al mercato, sposta cassette da 30 chili, all’aperto, se piove o fa un caldo bestiale, non ha uno stipendio garantito ma solo qualche spicciolo, racimola un po’ di frutta e verdura, che ogni tanto riesce a nascondere: una banana, un cavolo e della lattuga, Ahmed è bravo a nascondere la frutta, si può dire che è quasi un professionista, ma pensa sempre ai suoi bimbi ed è triste. Antonio è scritto al sindacato che lo difende e lo protegge e da qualche giorno è in trattative con l’azienda perché in effetti 245 bulloni al giorno, tutti i giorni, sono una fatica esagerata per i lavoratori, e i sindacati hanno promesso ad Antonio che presto ci sarà un accordo con l’azienda, e i bulloni da stringere saranno al massimo 145, 100 di meno, e per recuperare i 100 bulloni useranno dei robot, ma faranno anche un’altra fabbrica con tanti altri operai, per tanti altri bulloni, Antonio è contento dei sindacati, che tutelano i lavoratori, come sempre. Ahmed non può sorridere, ha saputo che anche il figlio di sua sorella è rimasto ucciso in un’esplosione, un bullone, di un cilindro metallico lungo due metri e pieno di esplosivo, gli ha perforato un polmone, suo nipote non è morto subito, il polmone perforato ha cercato inutilmente di accaparrare un po’ d’aria, ma dopo un po’ ha desistito, un polmone perforato non può fare più di tanto e così il nipote di Ahmed è morto, incredulo, anche perché non sapeva che era così facile morire, per un maledetto bullone; il nipote di Ahmed aveva sette anni e gli piaceva il cioccolato, quello nero, nero, diceva lui. Antonio finita la settimana lavorativa è indeciso cosa fare nei due giorni di riposo, si è un po’ stancato del Centro Commerciale e poi c’è l’aria condizionata troppo alta e i suoi bimbi vogliono sempre la coca cola con le patatine, e ha letto da qualche parte, anzi no, l’ha sentito alla televisione, che fanno male, ai bambini, la coca cola e le patatine; Antonio vuole bene ai suoi bambini e ha deciso che non darà loro più né la coca cola né le patatine. Ahmed è sempre triste, ma sta iniziando ad odiare, anzi l’odio ha preso il sopravvento sulla tristezza, l’ha sorpassata, si, Ahmed ora odia soltanto; l’occhio di suo figlio perde acqua in continuazione, non sono lacrime, ma una specie di piccolo fiume in piena, fastidiosissimo, anche perché non fa vedere più niente a suo figlio, neanche la gamba del fratello segata da sopra il ginocchio, neanche quando suo fratello gioca a calcio con un piede solo, ed è bravissimo, l’altro ieri ha fatto anche due gol; Ahmed odia sempre di più ed ha deciso di iniziare a mettere da parte i suoi spiccioli, uno alla volta, piano, piano, come fanno i bambini del suo villaggio per comprarsi la bicicletta quando hanno i piedi per pedalare, piano, piano, un soldino oggi uno dopodomani. Ahmed è deciso, deve partire, un soldo oggi uno dopodomani, deve andare in quel maledetto posto dove stringono i bulloni di quei cilindri metallici lunghi due metri pieni di esplosivo, deve arrivarci, piano, piano, e allora sarà felice anche se suo figlio, comunque, giocherà per sempre a calcio con un piede solo e l’altro figlio non potrà vedere i fiorellini la prossima primavera, ma sarà felice di aver fatto quello che andava fatto … piano, piano.

In un muro in città c’è una scritta fatta col lo spray, quello che si usa per verniciare le bici vecchie: “Siamo tutti Ahmed”.

Errante