“Saremo lì a lottare e lavorare nelle rivoluzioni sociali in tutto il mondo”

 

 

Pubblicato su Umanità Nova

Un paio di giorni fa abbiamo ricevuto la comunicazione della creazione delle IRPGF. Non è il primo gruppo guerrigliero che opera in Rojava. Qual è la differenza tra l’International Antifascist Tabur e le IRPGF?

I compagni delle IRPGF:

Per prima cosa, IRPGF è un progetto esplicitamente anarchico che ha una serie di obbiettivi specifici per far progredire la causa dell’anarchismo, non solo in Rojava ma in tutto il mondo. In tal senso, avere inserito il termine “Internazionale” nel nostro nome è significativo per due motivi: il primo e più ovvio è che il nostro battaglione comprende compagni provenienti da varie parti del mondo; il secondo è che la lotta contro il dominio è una lotta senza confini e che ci accomuna, e che naturalmente implica le ribellioni (in curdo serhildans) in ogni quartiere del mondo. Pertanto, IRPGF non è solo un gruppo militante di anarchici che si sono uniti alla guerra contro Daesh, ma è anche un gruppo che ha creato delle infrastrutture che permettono agli anarchici e alle anarchiche di partecipare e imparare come portare avanti la lotta nei propri paesi di origine una volta tornati a casa. I membri del IRPGF sono consapevoli che una rivoluzione abbraccia la sfera militante e sociale della vita;  per questo motivo, crediamo che sia cruciale che gli anarchici e le anarchiche vengano in Rojava ad acquisire esperienza sia nell’ambito combattente che in quello civile, se lo desiderano, al fine di sviluppare una concezione più completa di ciò che significa una rivoluzione che parte realmente dal basso. Per questo motivo ci proponiamo anche di sviluppare progetti civili a cui gli anarchici possono partecipare. Queste sono solo due delle principali caratteristiche che definiscono l’unicità delle IRPGF.

Enough is Enough:

Secondo voi, qual’è il ruolo che la rivoluzione in Rojava gioca nella lotta transnazionale degli anarchici e delle anarchiche?

I compagni delle IRPGF:

La rivoluzione in Rojava è una lotta indigena contro lo stato, il capitale, il colonialismo e il fascismo. Inoltre, pone la liberazione della donna e la distruzione del patriarcato come obbiettivi prioritari della lotta, perché si è convinti che la dominazione dell’uomo sull’uomo e sulla natura non può essere fermata se la dominazione sulla donna rimane intatta. Così anche se non è una rivoluzione anarchica, sicuramente ha in sé molti aspetti libertari e per questo è una rivoluzione che tutti gli anarchici e le anarchiche dovrebbero sostenere. Come è naturalmente necessario per gli anarchici e le anarchiche sostenere le lotte dei più oppressi ovunque si trovino. Il Rojava è importante per la lotta anarchica transnazionale perché mette in luce come una rivoluzione potrebbe essere realizzata e mantenuta. Dall’organizzare, ad esempio, le assemblee di quartiere, alla formazione dei gruppi di autodifesa militante che possono resistere contro i fascisti nelle strade, abbiamo già visto come la rivoluzione ha ispirato e addirittura fornito un modello per gli anarchici e le anarchiche su come far sviluppare e progredire i movimenti, in particolare in Occidente. Ribadiamo che ilIRPGF vede tutte queste lotte collegate tra loro e importanti per la rivoluzione in tutto il mondo noi ci impegniamo per questo e facciamo un appello affinché tutti gli anarchici e le anarchiche vengano sia ad aiutare sia ad imparare dalla rivoluzione.

Enough is Enough:

Nel comunicato è stato scritto che le IRPGF stanno lavorando “per difendere le rivoluzioni sociali del mondo, per combattere apertamente contro il capitale e lo stato e far avanzare la causa dell’anarchismo.” Nei giorni successivi abbiamo letto le vostre dichiarazioni di solidarietà alla Bielorussia e agli squat in Atene. LeIRPGF stanno lavorando per il collegamento delle lotte?

I compagni delle IRPGF:

Noi crediamo che lotte contro la dominazione e l’autorità siano già collegate semplicemente per loro natura. Ciò che vogliamo fare è far rivelare e rafforzare tali connessioni attraverso atti simbolici e pratici di solidarietà. In più, come si è detto, l’aspetto internazionale del nostro approccio si sviluppa in due modi, pertanto ci impegniamo a sostenere e dare impulso alle lotte internazionali che possono poi portare a delle vere e proprie rivoluzioni internazionali. Per farlo abbiamo naturalmente bisogno di mettere in luce e rafforzare le connessioni esistenti tra tutti e tutte noi nella lotta per la libertà.

Enough is Enough:

Nel documento di posizionamento è stato scritto che “per le IRPGF, i metodi pacifici non sono in grado di affrontare e distruggere lo stato, il capitalismo e tutte le forme di potere clericale. Anzi, nei fatto agiscono in modo inverso.” Potete spiegarci perché a vostro parere i metodi pacifici non possono sconfiggere il capitalismo?

I compagni delle IRPGF:

È abbastanza chiaro storicamente che qualsiasi movimento di resistenza contro il dominio basato strettamente su “metodi pacifici” non solo non riuscirà a favorire un cambiamento significativo ma al contrario servirà a chi detiene il potere come mezzo per convogliare il legittimo slancio potenzialmente rivoluzionario in qualcosa di inefficace, non pericoloso e stagnante. Considerando il numero di lettori della pubblicazione, non pensiamo che sia opportuno discutere questo fatto in modo dettagliato; tuttavia, vogliamo ricordare a tutti la diagnosi di Ward LeRoy Churchill sulla patologia del pacifismo, considerato delirante, razzista e suicida. L’attivista politico afferma, inoltre, che “con delle attività che si auto-limitano ad una fascia relativamente stretta di forme rituali, gli attivisti pacifisti sacrificano automaticamente gran parte della loro (potenziale) flessibilità di fronte allo Stato. All’interno di questa stretta fascia, le azioni diventano del tutto prevedibili piuttosto che valorizzare l’effetto sorpresa. L’equilibrio nell’uso della forza, che sta alla base di questa concezione, rimane inevitabilmente ed essenzialmente all’interno della sfera statale, e pertanto la possibilità di trasformazione sociale liberale si esaurisce, riducendosi ad un livello di non-esistenza. Esempi di questo tipo si possono riscontrare anche all’interno della storia della guerra civile siriana stessa. Omar Aziz era un anarchico, o almeno così si auto-definiva, che attuava prettamente una resistenza non-violenta. Questo tipo di impegno ha avuto come solo risultato l’incapacità del suo movimento di difendersi contro la repressione di stato, i suoi consigli locali non sono mai riusciti a raggiungere il loro pieno potenziale e lui stesso è morto in prigione. D’altra parte, YPJ e YPG, che sono nati dai gruppi di difesa armata che si sono formati in risposta ai tumulti avvenuti a Qamişlo nel 2004, hanno dimostrato di essere l’unica forza sul terreno capace di resistere al fascismo e all’egemonia dello Stato. I metodi pacifici hanno come unico effetto il mantenimento dello status quo e/o la morte di quelli che li utilizzano – quindi, o prendete la pistola e partecipate alla resistenza armata ora o preparatevi ad essere in grado di farlo quando arriverà il momento.

Enough is Enough:

Sempre nel documento è scritto “Noi crediamo che la terza guerra mondiale sia già avviata e che i conflitti in Siria, in Ucraina e in altre parti del mondo, siano solo l’inizio. Il sistema capitalista, avvicinandosi alla sua fine e dopo aver saccheggiato il mondo spogliandolo delle sue risorse, sta affrontando una delle sue crisi più acute.” Come pensate che si svilupperà tale situazione?

I compagni delle IRPGF:

Le RPGF credono che i conflitti, soprattutto nel sud del mondo, stiano diventando e diventeranno sempre più complessi e contorti, con la messa in campo di rapporti tra attori statali e non statali che trascendono i confini ideologici. Questo fatto si può riscontrare già nelle guerre in Siria e Ucraina. Unito a questo fattore, c’è il fatto che le popolazioni rurali sono (semi)proletarizzate, si stanno riversando nelle città già sovraffollate, per esempio in Cina, e la crescente quantità di baraccopoli e favelas porterà ad esplosioni spontanee e insurrezioni da parte di chi viene emarginato o addirittura escluso dal sistema capitalistico. Vale a dire che il sistema capitalistico stesso, non essendo in grado di includere ampie fasce della popolazione, porta a una crisi dovuta al surplus di manodopera e ad una sempre crescente classe operaia informale. Le IRPGF non pensano che una futura rivoluzione sia una certezza. Infatti, può non accadere o non nei termini che desideriamo. Tuttavia, si verificheranno insurrezioni contro l’autorità e il capitale senza precedenti nella storia. Noi saremo lì con la gente per le strade e nelle montagne per combattere questo sistema di oppressione e permettere ai quartieri e alle comunità di emergere come entità libera, autonoma e auto-organizzate. L’anarchismo non è una garanzia per il futuro, né ci consideriamo missionari di una sacra dottrina. Le IRPGF saranno lì a combattere ed operare all’interno delle rivoluzioni sociali, mantenendo alcuni principi che riteniamo imprescindibili per una vita liberata. Le rivoluzioni e le insurrezioni sono disordinate, ma noi siamo pronti a sporcarci le mani. E tu?

tratto da Enough is Enough