Napoli, l’idiota e i soliti noti

La forzatura di Salvini nel cercare nuovi spazi per il suo nazionalismo razzista, xenofobo e reazionario, ha trovato un intoppo consistente nelle strade e nelle piazze napoletane, e ha costruito, suo malgrado, un’unità di intenti fra le fila della sinistra di conflitto, coalizzatasi per raggiungere l’intento, confrontandosi per costruire un terreno di lotta unitario e allontanando la dicotomia buoni e cattivi. Intento, a nostro avviso, ben riuscito e fertile.

Tirare le somme definitivamente da una positiva giornata di lotta è certo azzardato, ma se guardiamo quanto è emerso, il quadro è altrettanto positivo. Grazie a migliaia di giovani, studenti ma anche precari e disoccupati, è stata tolta a Salvini la possibilità di spaziare con i suoi deliri, ed è stata la dimostrazione che i risultati sono possibili e che la riuscita dello specifico può essere allargata anche verso altri orizzonti. La miscela che il leghista sta portando in giro è facilmente infiammabile, con il suo razzismo antisociale, il nazionalismo più reazionario e la xenofobia elevata al massimo, e può servire da fucina per alimentare ulteriori forzature. Per questo tutto l’apparato statale è pronto in sua difesa e in nome della convivenza democratica è deciso a spegnere ogni rischio per la sua tenuta.

Lo Stato ha bisogno di Salvini  per sfruttare le situazioni di disordine sociale che il lombardo sta riuscendo a galvanizzare forse più di altri, per poter rafforzare le sue strutture e i mezzi per la sua sicurezza, divenuta, ormai, una priorità per il suo sistema. Ha bisogno di lui per disinnescare una possibile potenzialità di massa, trascinata, invece, verso il populismo razzista e xenofobo, sicuramente funzionale alla sua esistenza.

Il Pd, come nuovo garante dello Stato, sta cercando di governare le contraddizioni sociali che stanno esplodendo in piazza e ogni volta che il tour dell’utile idiota viene in qualche modo ostacolato, è sempre pronto ad alzare la voce su un possibile innalzamento dello scontro e del disordine e sull’urgenza di intervenire, con leggi sempre più severe e dure per evitarlo.

Le leggi del nuovo ordine sociale sono, infatti, improntate nel supportare l’impalcatura istituzionale della cosiddetta sinistra governativa, come lo erano quando il Pci decise di entrare a far parte dei manovratori dello Stato, massacrando gli antagonismi di allora con la più reazionaria repressione fatta di anni di galera e con la polizia armata di ogni potere nelle piazze, così come sta avvenendo oggi con le leggi repressive da applicare su coloro che vogliono sviluppare l’esperienza, come dicevamo, anti leghista, anche su altri fronti, come i movimenti contro la guerra, la lotta ai nuovi lager per migranti, la lotta in difesa e per l’autodeterminazione dei territori e la lotta per il lavoro e contro lo sfruttamento.

Lo sviluppo delle politiche di governo delle contraddizioni è approdato alla definizione di un nuovo impianto normativo variamente articolato, che ruota intorno al concetto di sicurezza, dalla sicurezza urbana al più ampio modello di sicurezza integrata, elaborato dal Ministero dell’Interno guidato da Minniti.

Da ricordare che il ministro dell’interno, insieme all’emerito presidente Cossiga, ben noto per le sue sanguinose scorribande nelle piazze degli anni ’70, furono fra i costituenti, della Fondazione ICSA, Intelligence Culture and Strategie Analysis, ponendosi come obbiettivi l’analisi dei principali aspetti connessi alla sicurezza nazionale e internazionale, all’evoluzione dei modelli di difesa militare, ai principali fenomeni criminali e del terrorismo in Italia, alla sicurezza informatica e tecnologica dello Stato e dei cittadini … Insomma, l’uomo giusto per una politica di continuità su “fermezza e sicurezza nazionale”.

La giornata di Napoli sarà quindi di prospettiva, se si è coscienti che il nemico si nasconde, ben strutturato, dietro l’idiozia di Salvini e i suoi sproloqui, attivando tutta la sua potenza per gestire le conseguenze della crisi capitalista e le sue mille contraddizioni dentro la società. Contraddizioni che con il misurato ottimismo della collaudata prassi anti razzista, possono portare a dei risultati concreti, ad una rabbia sociale allargata e ad una auspicabile pratica di rottura sempre più diffusa.